Da bambina, a casa mia, era normale consuetudine
fare il gioco del letto che vola.
Si saliva sul letto grande, quello dei
genitori e mia madre, con me e mio fratello a lei avvinghiati, facendoci
chiudere gli occhi, ci iniziava ad un fantastico viaggio fuori dalla finestra.
Ne ho parlato nel mio primo libro, “Resta dove sei” e forse anche qui, in
qualche post datato ma, avendo una certa, perdo colpi. Non vogliatemene.
Insomma, torno sull’argomento, perché, il viaggio ad
occhi chiusi sul letto volante, mi ha insegnato a vedere oltre il visibile. Per
farla breve, si apriva la finestra, ci si stringeva, tante volte fossimo caduti
per le correnti d’aria fredda e ci si innalzava, su, su. Niente a che vedere
con un viaggio in aereo, eh. Il viaggio sul letto volante era cosa assai
diversa. Perché il nostro letto volante era più di un semplice mezzo di
trasporto. Era dotato di personalità, di intelligenza e sentimenti propri.
Come il tappeto volante del film Disney Aladdin.
Avete presente? Possedeva la strana intelligenza, che, unita a quella di mia
madre, permetteva di vedere le meraviglie del mondo, immaginando paesaggi,
persone, ambienti e storie. Storie sopra le nuvole, sotto. Storie gialle,
rosse. Storie odorose. Forse da lì è nata la mia voglia di scrivere e
raccontare, anche senza la penna in mano o la tastiera davanti. Così, i cieli del
mondo e i paesaggi sotto, non hanno più avuto segreti per la mente di una
bambina in cerca di ispirazione. Un letto coraggioso, il nostro, folle nel suo
genio, caldo e soffice. Il tutto lo devo, però, a mia madre. Donna di stravagante
inventiva che malgrado le sberle della vita, crede ancora che nei boschi
abitino, folletti.
Grata di questa esperienza, ho provato a riproporre,
con lo stesso entusiasmo, il medesimo gioco a mio figlio, il quale,
candidamente, mi ha risposto, guardandomi come se fossi matta che, i letti non volano.
Quale parte della frase “dona a chi ami ali per
volare, radici per tornare e motivi per
rimanere*” devo approfondire?
*Dalai Lama
Nessuna delle tre , insime a molte opportunita' i bambini di oggi hanno perso e non per colpa loro e neanche dei loro genitori la dimensione del fantastico. Arthur C. Clarke sosteneva “Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia” e loro vivono nella dimensione della scienza mentre noi, siamo stati forse l'ultima generazione del magico e del fantastico. Chi non ha messo il piattino con latte e biscotti per la befana? E il dentino sotto il bicchiere per la fatina dei denti ? Vogliamo parlare dell'uomo nero che prendeva i bambini cattivi ? ( roba da tortura psicologica a Guantanamo e contemporaneamente da telefono azzurro che però non esisteva ). I ragazzi di oggi sanno già a pochi anni che i letti non volano punto......ma che peccato perdersi un giro nel letto volante.
RispondiEliminaA casa di mia mamma, mettiamo ancora un mandarino, un bicchiere di vino e degli spiccioli per la befana, insieme ad una lettera in rima posta sotto ad una orrenda palla di vetro con la neve che scende sopra la vecchina...patologica sindrome di peter pan. Inguaribili.
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