giovedì 26 luglio 2012

La sfiga ha il brevetto da sub

Ho un brevetto "open", vale a dire che posso raggiungere i 18 metri con le bombole e fare la sub. 
Fa tanto figa, ma nella vita non serve a niente. Oggi ho scoperto che il brevetto ce l'ha pure la sfiga. Si e lei ti trova anche a mezzo metro nell'acqua. 
Penserete. Chi può essere quella scema che riesce a rompersi un dito del piede sbattendo contro una roccia nell'acqua in una zona assolutamente sabbiosa?
Io.
Evito di postare foto, il viola  del dito gonfio non mi dona!

venerdì 20 luglio 2012

Di amore e basilico


Da domani sarò in vacanza. Il mio mare ci aspetta.
Non so quando e come potrò scrivere. 
C'era questa cosa che mi frullava per la testa però e volevo condividerla con voi nel silenzio di una  sera d'estate . Trovo che la bellezza ha varie forme. 
 Ecco la forma struggente della magia e dell'incanto, dell'amore e del basilico.
…Se muore lei, per me tutta questa messa in scena del mondo che gira, possono anche smontare, portare via, schiodare tutto, arrotolare tutto il cielo e caricarlo su un camion col rimorchio, possiamo spengere questa luce bellissima del sole che mi piace tanto... ma tanto... lo sai perché mi piace tanto? Perché mi piace lei illuminata dalla luce del sole, tanto... portar via tutto questo tappeto, queste colonne, questo palazzo... la sabbia, il vento, le rane, i cocomeri maturi, la grandine, le 7 del pomeriggio, maggio, giugno, luglio, il basilico, le api, il mare, le zucchine... le zucchine...

                                                                                                    Roberto Benigni
                                                                                                   dal film "La tigre e la neve"


La staffetta 3

Mammapiky http://mammapiky.blogspot.it/, generosa e bella persona, ma che giuro di non pagare per l’affetto dimostrato nei confronti del mio blog, mi ha regalato altri due premi: Premio Blog versatile e Red carpet.


Quindi, come di consuetudine ecco i compiti.

Le 7 cose su di me:
1) Odio l’arroganza e gli spocchiosi:li brucerebbe vivi!

2) Amo i nanetti nei giardini. Si, lo ammetto, quelli orribili disposti in tondo intorno a Biancaneve. Se Biancaneve non c’è fa niente, tanto a me piacciono solo i nanetti.

3) Ho la scoliosi. Ma quella brutta, quella brutta, brutta che ti fa sentire storta sia dentro che fuori.

4) Mi farei uccidere per difendere l’esistenza di Babbo Natale a cui scrivo delle lunghe, lunghissime lettere. Quelle alla Befana invece sono corte e in rima baciata.
5) Le bugie mi irritano come la lana.

6) Spezzo il cibo con le mani prima di portarlo alla bocca.
7) Ho cinque tatuaggi.

Red Carpet:



1) Qual è l’ultimo acquisto fatto?
Sandali ultrapiatti neri
2) Quale sarà il tuo “must/have”primavera estate?
O Santo Dio come sono out, non lo tengo proprio…



3)Unghie lunghe o corte?
Corte. Questo periodo me le mangio.
4) Rossetto o gloss?
Matita e gloss.
5) Stivali o sandali?
Entrambi. Ma in stagioni diverse!
6) Abbronzatura si o no?
Decisamente si.
7) Profumo o acqua profumata?
 Come la 5.
8) Hai fatto programmi per l’estate?
Parto questo sabato. Chiunque vedesse una Jeep grigia da cui fuoriescono cose, persone e cani dai finestrini e dalle portiere con tanto di siluretto montato sopra, sappiate che quelli siamo noi. 
9)Occhi o labbra in primo piano?
Occhi
10) Terra o blush?
Niente in estate e blush in inverno.
11) Palestra o dolce far niente?
Wii quando il nano dorme. Quindi praticamente mai.
12) short o mini?
Burqua.
13) Capelli lisci o ricci?
Lisci ringraziando il Signore, visto che ho speso cento euro per la contro permanente!
14)Il tuo colore per l’estate?
Lo stesso che per l’inverno. Nero/blu/bianco
15) Giornata al mare o in montagna?
Entrambe non se po’ fa?
16)Fondotinta d’Estate?
No.
E ora i 15 blog:

Pat mi ammazza dalle risate ma mi fa anche pensare

http://mammataua.blogspot.it/, perché Nicoletta dosa creatività e fantasia
http://annaxs.blogspot.it//, perché è dolce e forte
http://ricercadiunsogno.blogspot.it, perché Bimba sogna e mentre lo fa scrive

http://momincoffeebreak.altervista.org/, perché vede le fatine come me
http://www.mammacanta.it/, perché è ironica e intonatamente mamma
http://mammechecorronoconilupi.blogspot.it/, perché mi piace il suo approccio alla vita
http://lifewithmirtilla.blogspot.it/, perché trovo irresistibile il suo gatto nero!
http://prioritaepassioni.blogspot.it/, perché Giorgia ha priorità e passioni e non si può vivere senza
http://ladeakali.blogspot.it/, perché è intelligente e ironica
http://dissonanzeassonnate.blogspot.it/, perché Adelia è speciale come lo sono i doni inattesi
http://apprendistalibraio.blogspot.it/, perché gli aneddoti raccontati allietano le giornate amare
http://orlando-kokoro.blogspot.it/, perché il blog ha un punto di vista mai scontato
http://ninacerca.blogspot.it/, perché è un’altra persona speciale. Ne avrà a bizzaffe di premi ma io le dovevo questo dono.
http://frolliniacolazione.blogspot.it/ perchè Ilaria è nel mio cuore
http://susibita.blogspot.it/, perché la conosco da poco ma è davvero divertante.
Caspita i blog sono 16. Tra le cose su di me dovevo aggiungere che non so fare i conti.
Non me ne vogliate.












giovedì 19 luglio 2012

Minchiate random

Questa mattina accendo il PC, mi collego a internet, vengo qua nel mio blog e mi accorgo che sono giorni e giorni che scrivo con una pesantezza che la mamma di Dumbo al confronto è un pachiderma dalla linea sottile.
A parziale discolpa c’è che, sono successe delle cose brutte ma brutte davvero anche se non ho scuse per la mia naturale inclinazione alla lagna.

Approccio alla vita con ordinario disappunto, innata diffidenza e mugugno ragionato.

Si sa, il lamento è gratis, perché non abusarne, dunque?Devo ammetterlo però, a volte io esagero.

 E voi vi sentite mai pesanti?

Non parlo ovviamente degli eventuali chili in eccesso che nel mio caso mi stanno incollati addosso come cozze sullo scoglio e pensano di morire con me; parlo della pesantezza d’animo, quella di spirito, quella che ti rende, a volte, indigesta come mezzo cinghiale sulla bocca dello stomaco che manco il bicarbonato insieme ad una squadra di pompieri lo manderebbe giù.

E visto che odio questa caratteristica negli altri (ma per la legge del contrappasso sono punita con la stessa moneta) e mi trovo impegnativa e piuttosto molesta, smetterò, almeno per oggi, di trattare argomenti difficili e sparerò due minchiate, così per alleggerire quest'afa opprimente.

Parlerò di "Ternitudine", delle "quanto so diventata figa anche se sono stata cozza tutta la vita", dei "critici letterari de noi'andri" e della "pichietta birrocchietta".

-          La ternitudine è la qualità atavica di chi nasce, vive e muore a Terni (città di provincia della regione Umbria, e luogo della mia residenza) caratteristica peculiare e tratto distintivo di ogni cittadino medio ternano. Il ternano, operaio per tradizione e buono per indole è grezzo, ma grezzo davvero.  Convinto che la “d” vada usata indistintamente al posto della “t” , nella stessa misura in cui la “m” sostituisce la “n”, spesso si comprende solo con il proprio simile.
Di solito utilizza l’articolo “Lu”,  persuaso della sua correttezza ed abbonda nell’uso delle consonanti (a differenza dei suoi non lontani amici romani). Crede in poche cose: nelle “Fere”, squadra calcistica della città, nel pampepato, dolce tipico  natalizio, nelle ciriole o strozzapreti che dir si voglia e parla per metafore colorite che, di solito, non vengono comprese dagli abitanti fuori provincia.
Queste che seguono sono solo alcune delle frasi che Personaggi famosi avrebbero detto se fossero stati di “Terni e dindorni”. 
Luzzi: venditore di porchetta ( maialino arrosto) non me ne vogliano i vegetariani 
Tribbolo=sinonimo di sofferenza

Noi ternani siamo così!

-          Le“quanto so diventata figa, anche se sono stata cozza tutta la vita", sono quelle bruttine che però, per qualche strano motivo, un improvviso dimagrimento o un rispettabilissimo invecchiamento o un nuovo fidanzato che le infonde più fiducia del dovuto, si trovano improvvisamente irresistibili e tentano di imporre agli altri la medesima visione di se stesse. Bene, io sono contenta per voi se vi siete dimagrite senza sforzi, se state invecchiando bene e  la cellulite sulle vostre gambe si vede meno di quando avevate venti anni e avete la tartaruga al posto dei lardelli sui fianchi. Capisco che, se siete  state cesse tutta la vita, ora che siete un pò più carine, dovete dimostrare che siete cambiate. Ma non dovete scassarmi i maroni con la palestra e i consigli e soprattutto contenetevi, ve prego, siete fighe da  due giorni!

-          I   critici letterari de noi’andri sono quelli che s’improvvisano tali dopo aver letto un paio di libri, best seller in particolare e specialmente nei concorsi letterari o in procinto dell’estate commentano i racconti in concorso o le novità nello scaffale delle librerie facendo finta di essere le nuove Jeane Austeen o parenti molto vicini a Garcia Marquez o Pessoa in persona. Parlano di Isabel Allende come se fosse un'amica di infanzia e la Merlini un'ingiaribile romantica.
     Bene, amico/a mia che credi di essere l’autore emergente dell’anno perché hai pubblicato un paio di libri con un editore che conosci te e la tua mamma o hai vinto un paio di concorsi letterari, sappi che stiamo sulla stessa barca e come te ho diritto anche io di sognare. Quindi evita di commentare con acidità ogni mio pensiero su carta e sii indulgente. Almeno quanto lo sono io!

-          Per finire vorrei parlare della picchietta birrocchietta: la picchietta birrocchietta è quell’esemplare estivo che s’intravede d’estate dalle mie parti. Spunta con il caldo, dice "siccome che" e popola le vie del centro. Purtroppo si riproduce. Poco importa se  madre natura è stata poco generosa nei suoi confronti e le ha regalato due polpacci che sembrano quelli del miglior centrocampista o il girovita da centrale elettrica di Cerreto, essendo esteta lei lo dimenticherà e convinta che l’abbronzatura sfini, indosserà dei leggins maculati o delle mini vertiginose o dei toppini improbabili. Bene, amica mia, nel caso in cui il tuo specchio fosse rivestito di legno e tu fossi in dubbio sul cosa mettere, opta sempre per il detto “meglio meno che più”.
In tal caso il meno sta per “coprite con sobrietà” e soprattutto togliti quei leggins che ti fanno somigliare ad un insaccato.

Da domani torno pesante, giuro!




mercoledì 18 luglio 2012

L'immagine di un cerchio perfetto

Succede, che in un frangente improvviso l’idea che hai della vita prenda forma dando senso alle cose, anche quelle che non vedi e la visione degli eventi ti si srotoli davanti agli occhi come in un film in cui il finale è la logica conseguenza dell’epilogo. Succede che raramente ma molto raramente tutto torna, i conti, i sospesi, le parti mancanti.

A volte, non sai come e non sai quando ti arriva dritta dritta l’immagine delle cose intorno e hai la percezione che il cerchio si chiuda. Sbilenco, storto, impreciso, ma pur sempre chiuso.

Poi, d’improvviso, così com’è apparsa, scompare di nuovo lasciandoti la sensazione di aver compreso solo una parte del senso, indeciso e indecifrabile di quest’assurdo cerchio perfetto.

Ti rimane il senso di appartenenza al mondo, anche se ne ignori la ragione, ti rimangono i dubbi e insieme la rassegnazione di accettarli come tali, resta il vento che soffia fuori dai finestrini di un treno che corre verso casa, una vita che va una che viene, la voglia di credere che  i pensieri possano ancora trasformarsi in sogni realizzabili.

Resta la voglia di stelle e quella di insegnare a mio figlio a vedere il filo che le unisce.

Trattenere il respiro sotto questo cielo e lasciare andare i perché è solo il riflesso dell’immagine svanita.

domenica 15 luglio 2012

Il vuoto dentro

Ci sono sorelle di sangue e ci sono sorelle di cuore. 
Ho bisogno di voi, della vostra energia, di un abbraccio virtuale, di positività e forza per placare il vuoto di mia sorella. Tutto questo è per lei.
http://www.uppa.it/dett_articolo.php?ida=808&idr=54&idb=79

venerdì 13 luglio 2012

La staffetta 2

Ragazze/i non ci crederete ( a dire il vero neanche io!) ma ho ricevuto un altro premio.

Roba da matti.

Per me questi premi sono sorrisi, abbracci. Sono olio per i miei ingranaggi.
Quindi che dire, se non urlare un GRAZIE con il tono della voce più alto che ho?

Grazie Mammapiki  http://mammapiky.blogspot.it/ che mi hai pensata e per il motivo per cui mi premi”per le cose che dico e per come le dico”.

Le regole per accettare il premio sono:

- Segnalare sul proprio sito 5 blog con meno di 200 lettori evidenziando i link
- Lasciare un commento su questi blog per avvisarli del premio
- Ringraziare chi vi ha assegnato il premio (GRAZIE Mamampiky!!!!!)

- Condividere con i lettori 5 cose di se che le persone non conoscono:

Allora…

1) Ho un rapporto particolare con il filo interdentale: lo adoro

2) Piango spesso senza un motivo particolare se non quello atavico

3) Da piccola mi sono innamorata nell’ordine, di: Oby Wan Kenobi, maestro Jedi del protagonista di “Guerre stellari”, il giudice antimafia Giuseppe Ayala e del giudice Santi Licheri di Forum, Dio lo abbia in gloria, non chiedetemi perché.

4) Non mi piaccio mai, mi annoio

5) Ho i piedi “salsicci.”


Ed ora passiamo ai premi. Premio i seguenti blog:

- http://lasciasulluscio.blogspot.it/, perché percorrendo la sua strada ciottolosa Marzia impara ed insegna ad amare in modo speciale;

http://ognunohailsuomotivo.blogspot.it/ , perché Francesca è da poco entrata tra i miei contatti, ma mi piace il suo stile;
      
http://www.bbodo.it/ perchè Fioly, favola in modo incantevole;

http://pimpaepurulla.blogspot.it/, perché Mafalda è attenta, partecipe, dolce e ama i tatuaggi quanto me ;

- http://pezzodicuore.blogspot.it/, per lo stesso motivo per cui io ricevo questo premio, mi piacciono le cose che dice e come le dice.

La scelta è sempre ardua perché ogni blog che conosco e seguo ha qualcosa di speciale.
Vi abbraccio

Raffaella

giovedì 12 luglio 2012

Un cervello bislacco

 La vita è molto più complessa di quello che traspare da un blog, da un viso, da una frase.

Quello che non si dice, si omette per discrezione, perché tutti hanno le croci proprie, i propri affanni. Nodi profondi.

C’è un detto dalle mie parti e dice che, se ognuno porta in piazza la sua croce per cambiare il proprio affanno con uno più leggero, alla fine se ne ritorna a casa con quella con cui è arrivato.

Alcuni grovigli ci accompagnano per la vita. Così sono le nostre croci.

I miei nodi hanno grandi ambizioni, dimostrano l’ardire di volermi seguire per il resto dell’esistenza, ammassati in maniera confusa tra domande senza risposta, tra perché vari, tra sentimenti di solitudine, malinconie che si possono trovare tra le rughe del mio viso o in fondo agli occhi.

Da quando ho aperto questo blog, neanche tre mesi fa, ho capito che siamo in tante, siamo un esercito, un plotone cui si aggiunge, giorno dopo giorno, fila di arruolate silenziose, infrante, a formare le ali di una farfalla soldatessa.

Percorriamo la nostra strada con la caparbietà di un mulo, rotte nel fisico e nell’anima. Incerottiamo i nostri sogni infranti sperando nel cammino.

Ho capito che tutte conosciamo le cadute, gli ostacoli, i pit stop delle nostre corse contro il tempo.

Siamo fragili e indistruttibili al tempo stesso, piangiamo fino a straziarci per poi rimetterci in piedi e dirci che in fondo non serve piangere, serve solo crederci.

E allora via, verso il sogno di diventare madri, come caterpillar, come schiacciasassi per rendere velluto la strada per e verso il nostro bambino.

Non importa da dove veniamo, chi siamo, a che punto stiamo, come siamo diventate quello che siamo, come abbiamo ottenuto una laurea, un lavoro, una professione, un ruolo, una personalità. Se abbiamo lutti, se siamo state abbandonate, se abbiamo subito tradimenti, se abbiamo tradito, se sogniamo ancora di diventare migliori di quello che siamo.

Siamo tutte madri, nei sogni, nella realtà, dei bambini nati, di quelli perduti, di quelli sognati, di quelli mai avuti. Lo siamo, dei figli partoriti e di quelli no.

Ho capito che guadagnarsi una maternità è un privilegio, che spesso non bastano unghie e denti affilati, che l’amore intorno, l’abbraccio delle altre, la positività rende la strada meno buia.

C’è questa folle giostra della pma e c’è chi è al secondo, terzo, quarto giro e quella gira, gira e non sempre aspetta te. Compri il biglietto e aspetti il tuo turno. Sali al volo e giri insieme con lei, vorticosamente, fino a stordirti, fino allo sfinimento, perché non c’è spazio per altro.
Eppure l’altro c’è, ci deve essere.
L’altro è il tuo compagno, l’altro è il lavandino del bagno che si è rotto, l’altro è il bisogno di tua madre di averti vicina, l’altro è il mutuo da pagare, la macchina in rosso come pure il conto o un emerito imbecille di politico, basso e brutto per giunta, che pensa di riportare il paese dove vivi, di nuovo verso il baratro.
Ma non affonderai con lui, tu ci sei già nel pozzo.

Ho capito che siamo diventate bravissime a metterci in tasca i sentimenti e andare avanti, testa alta e petto in fuori, spinte da un amore che non ha confini e convinte che, quando i limiti ci sono, si possono spostare più in là, più in là, quel tanto che basta per raggiungere nostro figlio.

Mio figlio è il figlio dei miei quaranta’anni, è il figlio del tempo che non c’è più per averne un altro, è il figlio dell’ultimo giro di giostra e per quanto io sia grata, ho nel cuore e sulle spalle il peso di diverse croci .Una è tanto pesante.

Annaspo tra le cose, non faccio mai la spesa, stiro e cucino male, dimentico spesso di essere una compagna, un’amica, forse anche una sorella, ma amo questo essere speciale  venuto da lontano attraverso la mia pancia, in modo assoluto, prosaico, eccessivo.

Sono fortunata, a fasi alterne felice, eppure, di tanto in tanto quella sensazione che ci accomuna tutte, quella che ci fa sentire "diverse" difettosamente atipiche, quella subdola, maledetta ostinata voglia urgente di voler dare la vita e non poterlo fare, mi prende alla gola e mi toglie il respiro.

Non è il desiderio di un secondo figlio, o la consapevolezza di un desiderio doloroso a rendere pesante il peso di un viluppo, è qualcosa di più sottile; quel senso d’infertilità che ti rende infertile anche nelle altre cose, che ti fa pensare di essere sterile, arida, incapace di dare .
E’ il senso d’impotenza nei confronti delle cose che non accetti, che vorresti cambiare ma sai che non puoi.
E’ essere all’angolo e pensare di non avere scelta, sentirsi ingarbugliate dentro ad un gomitolo di lana d’angora quando fuori fanno quarantacinque gradi all’ombra.

Ho capito che ognuna di noi, che sia diventata già madre o che aspetti di diventarlo, che scriva, fotografi, lavori la pasta di mais, di zucchero, che mescoli il pianto allo zenzero, o colori pareti di tinte pastello, ha un mondo dentro che grida per uscire e quando accade, il mondo possiede un'altra sfumatura.

Ho capito tante cose da quando ho aperto questo blog, ma tante altre restano senza un perché, compresa la mia natura dannatamente bislacca.

Non so se riuscirei a combattere per un secondo bambino come ho combattuto per Daniele, ma sento di dire a chi è sulla giostra e non conosce ancora suo figlio di non mollare, di andare avanti, di non rinunciare.

Io sono solo stanca.

Forse è tempo di riposare e di lasciare che le lacrime vadano dove devono.

Silenziosamente.




mercoledì 11 luglio 2012

La staffetta


Non sapevo che chi riceve un premio deve a sua volta premiare altri cinque blog che ritiene meritevoli. Grazie per la  dritta Alessandra http://clandellevolpi.blogspot.it/!

Non so per quale strano motivo Fioly del blog http://www.bbodo.it/ abbia scelto proprio mammamimmononsolo per il premio “Blog affidabile”, ma la ringrazio di cuore. Alcuni gesti non si dimenticano.
Allora, passo il testimone come nelle migliori steffette e premio:

-   http://tamerici-romina.blogspot.it/ per la struttura, l’organizzazione dei contenuti e perché è affidabile più di un orologio svizzero;

-   http://www.donnaconfuso.com/, perché è divertente, contagiosamente allegro e irrimediabilmente newyorkese;
http://mentretiaspettorido.wordpress.com/   , perché solo ridendo si alleggerisce il peso di una fecondazione in vitro;
-   http://pisaendlove.blogspot.it/, perché  SuSter scrive benissimo;

http://mammaononmamma.blogspot.it/ perché è un porto sicuro nonostante le onde che attreversano il suo mare.

Ho tanti altri blog nel cuore e avrò modo di dimostrarlo.

martedì 10 luglio 2012

Di vino, di leopardi e di un pezzo di cuore. « Non c'è nessuna strada facile per la libertà. » N. Mandela. Lungo cammino verso la libertà.


Seconda tappa della caccia al tesoro.
E’ da tempo che volevo scrivere del Sudafrica ma per un motivo o per un altro questo post è sempre rimasto in un cassetto della mia testa. Oggi approfitto della seconda tappa della caccia al tesoro di Mammafelicehttp://www.mammafelice.it/2012/07/09/presentami-un-blog-di-viaggio/ per tirarlo via di lì e parlarvi di questa meravigliosa parte della terra che si è rubato un pezzo del mio cuore e oggi pulsa a ritmo della danza degli ippopotami dall’altra parte del globo.

Sono stata in Sudafrica ventitré giorni, nel mese di ottobre di cinque anni fa.

Solo dopo essere stati là, si comprende perché il grande Madiba, Nelson Mandela, abbia combattuto tutta la sua vita per la libertà del suo popolo e del suo paese.

Mai persona più indicata può racchiudere in se il senso del cammino di ogni persona che cerca qualcosa con tutta se stessa di Nelson Rolihlahla Mandela. Politico sudafricano, primo presidente a essere eletto dopo la fine dell’apartheid nel suo Paese e premio Nobel per la pace nel 1993, è stato a lungo uno dei leader del movimento anti-apartheid. Segregato e incarcerato per ventisette anni durante i governi sudafricani pro-apartheid prima degli anni novanta, è oggi universalmente considerato un eroico combattente per la libertà. Ma questa è un’altra storia.

Ogni paese del mondo si caratterizza per varietà di regioni, cibi, popolazioni, ma il Sudafrica in questo senso è un paese assolutamente unico. E’ posto sulla punta meridionale del continente più affascinante del pianeta e gode di una diversità di paesaggi così incredibile che difficilmente si può immaginare una tale concentrazione di meraviglie in uno stesso luogo.

Il mio personale agente di viaggio, nella vita mio marito, che fa tutt’altro per vivere ma ama viaggiare più di quanto non ami me, che è bravissimo a trovare offerte a prezzi incredibili e che preferisce organizzare tutto lui ha trovato un volo diretto Roma-Città del Capo che avrebbe fatto gola alla anche alla migliore agenzia. Che fortuna che ti ritrovi ad avere un marito così, direte voi. Ogni ciambella ha il proprio buco, rispondo io e a fronte di tanta buona sorte e di tanti biglietti scontati ci sono voli scomodissimi, scali improbabili e rotte sperimentali.

Fortunatamente nel caso in questione non è stato così. Superati indenni i circa novemila chilometri che ci separano dal Sudafrica, siamo partiti di sera e arrivati il giorno successivo e non essendoci fuso orario una volta lavataci la stanchezza, siamo subito stati in grado di andare a zonzo.

Cape Town è strepitosa, ti resta nel cuore e di lei ricordi l’asprezza di certi panorami insieme al fascino dei locali alla moda. Sopra ogni cosa ricordi la musica, presente a ogni suo angolo, in ogni forma. Da Cape Town abbiamo affittato una macchina e abbiamo cominciato a girare tra i vigneti delle città vicine, alcune delle quali ricordano Cabot Cove, il posto dove vive la Signora in giallo (Murder, she wrote), Jessica Fletcher. In realtà lo stile delle città del CapeWinelands risentono tutte di quello coloniale olandese del capo. Così città come Stellenbosch ti rimettono in pace con Dio se ci hai litigato. Da quelle parti ci sono diverse aziende vinicole, tutte a loro modo uniche. La più antica è la Groot Costantia, favolosa tenuta ricca di storia, dove si possono degustare vini ottimi a prezzi irrisori sdraiati su prati retrò. http://www.thelionshead.de/suedafrika/stadtteile/constantia/constantia_it_2.htm

La dolcezza di certi paesaggi cozza contro la forza delle onde che si infrangono lungo le rocce del Capo di Buona Speranza, ricordandoti che sei nell’estremo sud dell’Africa e che puoi ammirare in un solo momento lo scontro tra due oceani, l’Indiano e quello Atlantico.  La penisola del Capo di Buona Speranza è, infatti, uno spettacolo naturale tra i più imponenti che si possano osservare: ripide scogliere bianche che scendono a picco sull'oceano portano i segni della continua lotta che questo lembo di terra deve eternamente combattere contro la furia degli elementi.

Questo paese racchiude tutto un mondo.

I pinguini di Bolders popolano la zona di città del Capo, qui puoi avvistare una balena dalla terraferma, viaggiare dalle colline e gole dello Swaziland alla savana brulicante di animali del Kruger National Park, all’interno del quale puoi dormire in Lodge così affascinanti da ringraziare per il resto della vita per la felicità provata di fronte alla vista di due leoni che dormono l’uno accanto all’altro.  Se siete interessati al genere fauna vi consiglio un safari all’interno del parco Kruger o presso il Hluhluwe-Imfolozi Park, riserva nazionale meno famosa e meno turistica del Kruger ma di una bellezza commovente situata nello Zululand. Giuro non è uno scherzo. Si chiama proprio così.

E qui vorrei parlarvi di un posto che potrebbe benissimo trovarsi tra le pagine di un libro, tra le parole di una favola, un oasi di pace, bellezza e magia che risponde al nome di  Wendy’s Country Lodge: http://www.wendybnb.co.za/ .

Wendy è un B&B che si trova a 20 minuti da Santa Lucia e dalla riserva Isi Mangaliso. Arredato in stile africano ha stanze che respirano. Le senti avvolgerti, abbracciarti. Ogni oggetto, ogni sopramobile parla di se. La proprietaria, la signora Wendy, è una signora di una gentilezza impagabile. Lo stile africano soffia, gli alberi parlano, i fiori sussurrano. Credo che questo posto viva di vita propria e che il tempo lì si sia fermato.

Potrei continuare a scrivere per ore, parlandovi del viaggio lungo le zone montuose di un verde sfavillante o del mare cristallino delle isole Seichelles. Ma questa è un’altra storia.

Come lo sono le township, baracche di stagno dove la gente vive affollata barcamenandosi tra povertà e Aids, tra xenofobia e criminalità. Ma questo è il rovescio sporco di ogni medaglia sfavillante.

Vi lascio con questa poesia usata da Nelson Mandela per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid e citata nel film Invictus - L'invincibile, diretto da Clint Eastwood “Invictus” il cui titolo sta per Invito, imbattuto, ossia mai sconfitto.

Fa al caso nostro. La dedico a tutte voi.

 Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come il pozzo senza fondo che va da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio possa esistere
Per la mia anima indomabile.

Nella stretta morsa delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato
Sotto i colpi avversi della sorte
Il mio capo sanguina, ma non si china.

Oltre questo luogo di rabbia e lacrime
Incombe solo l'orrore dell'ombra
Eppure, la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.


venerdì 6 luglio 2012

Un premio


Se programmi di svegliarti arrabbiata e di rimanere tale per tutto l’arco della giornata, sappi che c’è sempre una variabile inattesa che smonta i tuoi piani: nel mio caso trattasi di un premio.

Si, non ci crederete ho vinto un premio, un premio. Mi sento emozionata come una bambina di tre anni di fronte allo scartamento dei regali la sera di Natale.
Qualche volta mi è successo di ricevere dei riconoscimenti, di vincere dei premi, sul ritiro dei quali sarebbe meglio stendere un velo pietoso e metterci sotto la vergogna dei miei  accompagnatori/parenti.
Ricordo che una volta mentre ricevevo un premio per la vittoria di un concorso letterario non riuscendo a spiccicare parola di fronte alla platea interdetta, il presentatore fu costretto a rassicurare la gente sul fatto che io scrivessi molto meglio di come parlassi (anzi di come non parlassi visto che dissi solamente un “grazie a tutti” e corsi via nascosta tra i capelli) e che non avessi elargito denaro per comprarmi i voti della giuria.

Questo per farvi capire quanto, sebbene io parli di cose intime e personali, in realtà sia timida come un balbuziente che canta l’opera.
Accetto emozionatissima il riconoscimento di Blog affidabile e ringrazio Fioly http://www.bbodo.it/ per avermi donato il premio.

Giuro di non averla pagata!
 
 “ Perché, se raccontando me stessa, se dentro la mia storia qualcuna/o scovasse un legame con la sua e per questo si sentisse meno sola/o, allora il mio modo di amare avrebbe un senso. Avrebbe senso parlare di infertilità, di fecondazione in vitro, di maternità in provetta. Avrebbe senso parlare di dolore, quello che si prova per un padre che non c’è, di un castello rotto, di un sogno infranto.

Della  felicità, dei rimpianti, dei ricordi, delle scarpe, della luna, dei pozzi.

Avrebbe senso parlare”.

Questo premio da un senso al mio fare.




mercoledì 4 luglio 2012

La caccia al tesoro di “mamma felice”



“Presentami un blog” è il nome della nuova caccia al tesoro che Mammafelice ha ideato quest’anno. L’iniziativa è divertente e si basa su un unico desiderio: conoscere persone nuove, allargare i propri confini, invitare altre persone a cena (io porto l’insalata di riso!) rimescolare le carte, divertirsi, ma soprattutto far conoscere agli altri i blog che noi riteniamo meritevoli di essere seguiti, per far circolare le idee, e l’amicizia.
La caccia è un’occasione per conoscere amici e farsi conoscere.
D’altra parte non si dice che “chi trova un amico, trova un tesoro?”
Via alla caccia allora. Uno, due, tre, partenza…
Grazie Mammafelice per l’opportunità.

 La prima tappa della caccia al tesoro è scrivere un post in cui raccontiamo qualcosa di noi per farci conoscere.
O.k. si può fare, no?
 
Chi sono: Confesso che descrivermi mi annoia da morire, mi ricorda certi monologhi di fronte allo specchio; ci stimiamo ma non proviamo nessuna attrazione reciproca. Da quando sono diventata mamma di mio figlio, grazie ad una procreazione medicalmente assistita, lo specchio in questione poi, mi ignora completamente. Sono simpatica, se non ho le paturnie, coerente negli sbagli, irrimediabilmente distratta. Amo in particolar modo la colazione e gli aperitivi, il natale, la spuma sul cappuccino, il venerdì, le giornate di sole, poltrire sotto il piumone quando fuori piove, la borsa di Mary Poppins e i piedi di bianconiglio. Mi racconto scrivendo, mi conosco leggendo. Chiacchiero a vanvera! Mi perdo nell’’odore del mare e tra i corridoi di Ikea. Adoro gli orribili attacchini sul frigo, mia madre, definita da mio marito il mio secondo  fidanzato, la mia famiglia, il centro delle città, possibilmente quello storico. Cantare a squarciagola e piangere sopra i film tristi. Amo la mia casa, il mio cane, le mie cose. Amo mio marito, un uomo il cui sguardo pesa grammi infiniti di principi e fini, il mio cane. Oggi amo lui, Daniele, mio figlio.


Nome del blog e obiettivi:” mammamimmononsolo” e l’obiettivo è dare un senso al viaggio verso mio figlio e tendere una mano a chi cerca ancora.


Un buon motivo per seguirmi: Perché se io avessi scoperto in rete il blog di una tizia che raccontava il suo pezzo di strada lungo il cammino della fecondazione assistita quando viaggiavo verso mio figlio, l’avrei cercata, le avrei fatto mille domande, l’avrei assalita chiedendole:” siediti, raccontami, dimmi. I sentimenti di cui parli sono gli stessi che provo io, dentro la tua storia c’è anche la mia, diventa mia sorella per un po’, almeno fino a quando non uscirò da questo incubo, con o senza il bambino che sogno. Parlami di com’è diventare mamma dopo i buchi sulla pancia, dopo l’acido folico, i rapporti mirati, il sesso a fasce orarie. Dimmi dei pro e dei contro, degli insuccessi, della vita, degli eventi, delle persone che ruotano intorno a questo percorso. Dammi un po’ di forza e spara due cazzate, così tanto per alleggerire il peso che porto. Racconta del tuo viaggio, verso e dentro la vita. Narrami  il mestiere di una cicogna tecnologica e quello di due aspiranti genitori. Parlami di fecondazione medicalmente assistita con la leggerezza tipica di quell’ironia che serve a mandar giù diversi  rospi, tra cui quello dell’infertilità. E’ così che la mia storia, che è anche la tua e quella di ogni donna più vicina agli anta che agli enta, che si metta in viaggio verso il proprio bambino o verso l’idea che ha della vita, con  o senza di lui, diventa più sopportabile.

Lanciami quest’ancora e parliamo. Almeno per un po’.


Due post che vale la penna leggere:  H24 e Il mare che aspettavo


Come seguirvi: Fb, blog, mail, sarebbero ammessi anche i piccioni viaggiatori ma non garantisco il loro ritorno.
 
Indirizzo RSS feed: http://mammamimmononsolo.blogspot.it/

martedì 3 luglio 2012

L'insostenibile leggerezza dell'estate e delle razze


Buon martedì a tutti, gente.
Questo post partecipa al blogstorming di “genitori crescono” e il tema del mese è appunto”l’insostenibile leggerezza dell’estate”. O meglio parteciperà al blogstorming se “genitori crescono”lo accetterà.
In caso contrario, avrò comunque detto quello che avevo in mente da un po’ e che cade a fagiolo nel pentolone dell’estate!

Vi siete mai chiesti, dove vadano a finire tutti i litri di acqua che perdiamo durante la traspirazione, (per altro poco signorile) e con l'acqua dove vada a morire quel pò di raziocino che rende la nostra razza più umana rispetto alle  altre?

Il basilico sul mio davanzale, quello da me bruciato perché gli ho avvicinato troppo il tubo di scarico del condizionatore mobile se lo chiede, insieme alla salvia. Il bonsai invece non ha più domande. Io me lo chiedo ripetutamente. Specialmente d’estate, specialmente quando il caldo sembra liquefare l’asfalto di certe strade, di certe azioni, di certi comportamenti.
Oggi vorrei scrivere di un tema a me caro e provo a farlo prendendo in prestito la leggerezza dell’estate, la sua tenue levità per trattare un argomento che di delicato non possiede il ben che minimo dettaglio.

L’abbandono estivo del proprio compagno. E lo faccio d’estate, lo faccio usando lo strumento del blogstorming lanciato dal blog “genitori crescono”nella speranza che una voce in più possa unirsi al coro di che voce non ha e crescere un po’ di più, come mamma e come persona, quel tanto che basta per tentare di rendere il posto dove viviamo, un luogo migliore dove far vivere mio figlio.

Quindi con leggiadria, smonterò come un mattoncino lego la dignità di chi commette un abbandono immaginando di tirarglielo dietro, al centro della testa, che tanto dopo un gesto del genere, l’assemblaggio verso la ricostruzione della propria moralità sarebbe vano.

Ben inteso, sarò costretta a tiragli il mattoncino da dietro e non di fronte, perché è lui che scappa come un codardo volgendo le spalle al proprio animale. Non lo fa guardandolo negli occhi, non reggerebbe lo sguardo. Lo fa gettandolo da un finestrino o lasciandolo in autostrada e rimontando velocemente in macchina, sbirciando dallo specchietto retrovisore con viltà.

Con la pesantezza di una piuma racconterò di un gesto ignobile e di come questo gesto, che condanna l’uomo alla vergogna e l’animale alla sofferenza, rompa la coscienza e il senso di appartenenza a un mondo civile. Mio figlio, figlio unico, ha un fratello, un fratello peloso.

Il cucciolo d’uomo non si discosta molto dal cucciolo di cane, tranne che per l’espletamento delle attività fisiologiche che il primo fa nel pannolino, mentre il secondo possibilmente in mezzo all’erba. I due vivono in simbiosi. I diritti dell’uno sono anche i diritti dell’altro, visto che quando ci sono meno diritti, ci sono meno diritti per tutti e basta e che meno diritti per gli animali non equivale a più diritti per gli umani. Il cucciolo d’uomo non crede di essere superiore al cane, in base alla sua razza, al sesso, o all’appartenenza sociale. Non lo tiranneggia perché lui è biondo e slavato e l’altro nero a pelo lungo, semmai perché ha una lingua lunga e leccate irresistibili.

Quello dalla lingua lunga protegge il cucciolo d’uomo, frapponendosi tra la carrozzina e il resto del mondo e lo ama incondizionatamente.

Credo che si farebbe uccidere per lui. Anzi ne sono certa.
Quell’essere peloso, forte, dotato di pensieri e personalità, sentimenti e in cui aleggia in qualche modo il respiro di Dio, è colui che tu, uomo con un lego in testa, hai il potere di abbandonare in mezzo ad un asfalto rovente. Oggi lasci un cane, un coniglio, una papera. Domani lascerai un bambino, un vecchio, un disabile, con la stessa noncuranza con cui oggi abbandoni lui.

E lo farai con l’insostenibile leggerezza dell’estate perché è così inconsistente il tuo essere uomo che anche il basilico bruciato sul mio davanzale possiede più sostanza di te.
Ti auguro comunque una buona vacanza perché al tuo rientro troverai la tua faccia dentro allo specchio ogni giorno a venire, finché ne avrai e camperai con il rimorso di quello che hai perso. Compreso te stesso e la tua dignità.


Questo post partecipa al
< a href="http://genitoricrescono.com/blogstorming"> blogstorming</a>






lunedì 2 luglio 2012

Un uomo, una vita, un passo alla volta


Ho incontrato un uomo che mi ha guardato e ha capito.

Non è servito spiegare, non è stato necessario, ha compreso.

Il suo dolore si è diluito nel mio.

Come due zattere in mezzo a un mare in tempesta, ognuno in cerca della propria salvezza, ci siamo augurati buon viaggio.

Pezzi infranti, cose perdute e sogni negati affogati nella stessa acqua.


Ho incontrato un uomo che mi ha regalato parole senza parlare.

Non ha parlato delle sue perdite e nel silenzio queste hanno gridato.

Ha provato e ha sbagliato disperdendo errori sciolti nel caldo di un sole che non dà tregua.

Ho provato e ho sbagliato, ho perso e ho ricominciato, nel freddo di un sole alto che non riscalda.
 

Ho incontrato un uomo in un giorno qualunque e per un istante ha fatto la differenza, ci siamo riconosciuti, diversamente.

Abbiamo reso più lievi affanni costanti, attenuati da una silenziosa reciproca confessione.

Domani ne ricorderemo solo i frammenti.

Piegato il capo in un inchino reverenziale alla vita, volta nel basso di un omaggio, un uomo mi ha salutato in mezzo al mare.

Nessuna direzione per entrambi, un punto comune verso cui dirigersi, quiete per l’animo.


Ho incontrato un uomo il cui sguardo pesa grammi infiniti di principi e fini, sottile come la linea che separa il cielo dal mare, separato da chi forse vuole raggiungere.


Oggi ho incontrato un uomo.


L’ho sposato quell’ uomo, l’ho sposato cinque anni fa.

L’ho sposato perché il suo modo di amarmi era disarmante. Non lasciava spazio a dubbi  o esitazioni; io ero per lui la donna perfetta, nonostante i miei mille difetti. Ero bella, nonostante la mia schiena storta, intelligente, nonostante le mie sconfitte, brillante, coraggiosa. Ero la regina del suo cuore.

Mi supportava, credeva in me, gli facevano ridere le mie bizzarrie. Era bellissimo tornare alla vita, mentre lui mi ci riportavi per mano. Non potevo non innamorarmi, perché avevo finalmente incontrato il mio uomo. Quello il cui sguardo pesava  grammi infiniti di principi e fini, la mia direzione, il punto verso cui dirigermi, quiete per l’anima.

Lui avevi la regalità morale di mio padre, la gentilezza degli uomini di altri tempi e allo stesso tempo possedeva la tenacia salda delle rocce e una tenerezza infinita dentro agli occhi blu cielo. E guardandoci dentro, quel cielo mi sembrava sempre più vicino, come se “ dopo l’orizzonte ci fosse ancora cielo”.

Abbiamo sognato di costruirci un amore, una famiglia, un sogno comune e abbiamo fatto spazio nei rispettivi cassetti, pronti ad accogliere le  foto dei viaggi che avremmo intrapreso,che abbiamo intrapreso, ritraendoci abbracciati lungo la via del nostro ritorno alla vita, ad una vita in comune.


Poi è arrivata questa creatura così speciale e con lei tutte le prove che abbiamo dovuto affrontare per trovarla, i buchi sulla pancia, i fori nell’autostima, le crepe nell’anima e nel corpo difettoso.

 A volte la regina si trasforma. Diventa irresponsabile, distratta, diventa quello che è sempre stata ma che un uomo troppo innamorato non ha visto.

E allora il buio ci assale, a me assale la paura di non avere grandi ali e a te che io non ti porti oltre i miei voli.

E allora la  stanchezza ci stacca, la distrazione ci separa, il tempo ci allontana un po’ ogni giorno, un pezzetto alla volta, piano, piano.

Ci vuole pazienza, fatica e dedizione per costruire un amore e le stesse servono per decostruirlo, smontarlo pezzo dopo pezzo.

Ci vuole pazienza, fatica e dedizione per curare un amore ferito.

 Tu sei in me come io sono in te ed entrambi oggi siamo nella parte migliore di noi.

Basta solo cercarsi tra la polvere della distanza.