A Natale l’infelicità pesa di più. Pure alcune parti
del corpo, ma quelle, per ragioni assai diverse dal carico dei propri fardelli.
A Natale, l’infelicità la si vorrebbe nascondere, sottrarre alla vista come al
cuore, dimenticarla, almeno nei giorni di festa. E, invece, è proprio durante
quei giorni che grida più forte. L’infelicità a Natale è insopportabile,
strazia e l’unica cosa che si vorrebbe fare è non vedere, non sentire, fingere
che vada tutto bene. Restare immobili, come statue di sale, fermi a credere che
nessuno piange nessuno.
L’infelicità è una roba seria, non la lavi e non la
levi via, neanche con la candeggina. Neanche il più sofisticato sistema di
pulizia riuscirebbe ad addolcirne il fango, manco la signora Luisa, quella che
veniva presto, finiva presto e non puliva mai il water.
L’infelicità non si vorrebbe mai vedere nei volti
dei bambini, negli occhi dei vecchi. Trafiggono come lance, certi sorrisi negati. E’
sbagliato pensare che sia solo appannaggio di alcuni, dannatamente erroneo,
credere però, in una sua eguale distribuzione. L’infelicità è una vecchia e
sporca infame. L’indegna compagna di molte vite. Tocca chiunque, ma su qualcuno
si ferma, si attacca e come un cancro dilaga e alberga. Tanto che a un certo
punto, non sai più quale sia la sua origine e se si possiedano gli strumenti
per combatterla. A Natale non siamo tutti più buoni, siamo solo tutti più
stanchi. E chiediamo umanamente una tregua, una pausa miracolosa che calmi
anche gli animi più derelitti.
Senza scomodare la teologia classica Natale è una festa di speranza, per cui azzardo un improbabile sillogismo che spero sarai così buona e colma di spirito natalizio da perdonarmi. Se la felicità è transitoria e inafferrabile e l'infelicità ne è la gemella brutta pure l'infelicità non è che un momento ( a volte veramente lungo) e forse sta a noi trovare il fiore in mezzo al fango. Anni fa conobbi una bella persona con una vita disastrata come in una tragedia shakespeariana sia a livello pratico che emotivo che riusciva ad essere felice di nulla o quasi..... per cui forse è possibile.
RispondiEliminaVorrei abbracciarti, me lo lasceresti fare? Oppure portarti fuori a bere una cioccolata con panna...
RispondiEliminaVorrei dirti che l'infelicità tocca tutti, prima o poi, direttamente o indirettamente (che a volte quella indiretta, cioè che succede a chi ti sta vicino, è anche più forte ed ineluttabile di quella diretta)...
Ma non è ciò di cui hai bisogno ora. Va bene anche riconoscere che la vita è una merda, e che più si va avanti più ci si rende conto che è così. Sono con te...
A proposito, hai letto il mio post natalizio? se ti va, sai dove trovarlo... ;) (si intitola Il natale dei legami)
Ho fiducia che la felicità tornerà a bussare alla tua porta, e che se così non sarà, andrai tu a stanarla, dovunque essa si nasconda ora.
Un abbraccio,
Carmen