Giorgia Spano è
l’autrice del post “Essere la mamma di un maschio è una responsabilità e un
onore” post che in pochi giorni è diventato virale su facciadalibro.
Condiviso,
amato, diviso e spartito in rete dalla maggior parte delle mamme di figli
maschi. Laureata in biologia, ricercatrice in una Università di Milano e
presidente di una associazione che sostiene la collaborazione tra le donne
mamme e la genitorialità definita ad alto contatto ha scritto quello che, è poi
diventato uno tra gli articoli più gettonati sul web. In origine il doveva
essere una lettera regalo per un amica in procinto di partorire un figlio
maschio, poi è diventato una sorta di specchio nel quale la maggior parte delle
mamme di maschi si sono ritrovate. Il post , di seguito riportato, è bello e ha del vero.
Contiene la
descrizione di quei riti quotidiani in cui la mamma di un figlio maschio si
ritrova in pieno. Dalla sensazione di non saper gestire lo zampillio di una
pipì così lontana dalla nostra, passando per lo sconcerto davanti all’ardore
della guerra simulata in tutte le sue più eccentriche sfumature dai piccoli
ninja. Commuove lo stupore e la meraviglia della scoperta dell’ amore provato
per una “personcina” tanto diversa rispetto al modo di sentire di una donna,
prima ancora che, di una madre. Il testosterone, differente dalla sindrome
premestruale, il volo, il non ritorno. L’amore incondizionato, prima, il
distacco fisiologico, poi.
Ripeto, il post è
bello, ma lascia una sensazione sgradevole nell’animo. Almeno, nel mio.
Termina, infatti,
affermando che il figlio maschio sarà un uomo sano ed equilibrato, quando gli
basterà sentirci una sola volta a settimana. Allora capiremo di aver fatto un
buon lavoro, come madri, avendo cresciuto un uomo per bene, sottointendendo, un
uomo, risolto.
Rileggendo più volte il post, ho faticato a capire cosa davvero
mi disturbava di ciò che leggevo. Poi ho capito.
Il post manca di magia.
Manca
dello stupore dell’innamoramento. Manca del senso di meraviglia dell’attesa del fare
del proprio figlio un uomo degno quando,
uomo non significa solo maschio e degno non significa solo probo.
Manca aria.
Manca il sapore di
un legame “così forte e necessario da essere invisibile” che, un uomo può, con
la propria madre. Anche a cento anni.
Nel post tutto è
già scritto, scontato, non lascia margine al cambiamento. La madre ama incondizionatamente,
sapendo che il figlio maschio se ne andrà, perché è così che deve essere.
Prendersi cura, sorreggendo le aspirazioni, sopportando le evasioni, accettando
le affermazioni, in una lenta e ineluttabile preparazione all’addio. Eppure.
Eppure, sono convinta che il buon lavoro
di una madre non si spieghi solo nell’ allenamento alla separazione. Tra
separazione ed indipendenza c’è un atto specifico, reciproco. Un atto di
volontà e consapevolezza che si costruisce lentamente, giorno dopo giorno,
esercitandosi alla promessa di non perdersi, mai.
E allora mi viene
in mente di nuovo una delle cose più belle scritte da Chiara Cecilia Santamaria
per sua figlia “Come aria”
“Com’è diverso quel sentimento che mi sarà sempre estraneo, quello di attaccarsi al neonato come ad una proprietà e sentirsi complete solo con una piccola appendice al fianco, e come è intenso e nuovo questo, quello di avere una figlia che è una bambina né grande né piccola, che capisce i sentimenti e ti ragiona con la voce sottile, ed inizia ad andare per il mondo. Inizi a lasciarla per il mondo, perché sai che è sui gradini dell’indipendenza che si costruisce l’amore buono. Anche se il mondo è solo il tuo Paese al di là della Manica, anche se è una casa conosciuta. Com’è strano vederla sbracciarsi dall’altro lato dei controlli, avere gli occhi un po’ lucidi e pensare che, forse, il tuo obiettivo è fare in modo di non mancarle anche quando le manchi. Essere una certezza talmente forte da resistere alle distanze. Quelle del tempo e dello spazio. Quelle delle idee e delle ambizioni. Quelle del carattere. Quelle della vecchiaia. Concederle di potersi dimenticare di me quando sta bene, senza sentirsi in torto. Sapere che siamo unite da qualcosa di così forte e necessario da essere invisibile. Come aria. Com’è difficile, per i genitori, accettare che i figli vivano lontano da loro. E com’è necessario, questo, affinché vivano"
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Essere mamma di un maschio richiede agilità, lo
capisci da subito, da quando ad ogni cambio sul fasciatoio devi schivare pipì
zampillanti. E ti servirà quell’agilità negli anni a seguire, per rincorrere un
piccolo corridore a cavallo di ogni mezzo di trasporto: monopattino,
bicicletta, moto cavalcabile. Essere mamma di un maschio richiede formazione
continua. Cosa differenzia una ruspa da una scavatrice? Che super-potere ha
Iron man? E che diavolo mai sarà un camion bisarca?
Essere mamma di un maschio è mistero, perché
lui è altro da te. La sindrome premestruale avresti anche potuto capirla, il
testosterone è invece un modo sconosciuto fatto di barbe, pomi d’adamo e
polluzioni notturne.
Essere mamma di un maschio è meraviglia e scoperta, perché in fondo i maschi mica li avevi capiti così bene.
Essere mamma di un maschio è responsabilità e onore di crescere un uomo per bene.
Essere mamma di un maschio è meraviglia e scoperta, perché in fondo i maschi mica li avevi capiti così bene.
Essere mamma di un maschio è responsabilità e onore di crescere un uomo per bene.
Essere mamma di un maschio richiede agilità, lo
capisci da subito, da quando ad ogni cambio sul fasciatoio devi schivare pipì
zampillanti. E ti servirà quell’agilità negli anni a seguire, per rincorrere un
piccolo corridore a cavallo di ogni mezzo di trasporto: monopattino,
bicicletta, moto cavalcabile.
Essere mamma di un maschio richiede formazione
continua. Cosa differenzia una ruspa da una scavatrice? Che super-potere ha
Iron man? E che diavolo mai sarà un camion bisarca?
Essere mamma di un maschio porta a superare le
proprie paure e repulsioni. Ad esempio quella dei ragni e degli insetti più
ripugnanti che tu possa immaginare. E se non sei aracnofobica, stai sicura che
lui adorerà rettili o anfibi o qualunque cosa ti faccia rabbrividire.
Essere mamma di un maschio richiede forza
d’animo, per non morire d’amore quando ti dirà che sei la sua regina e l’unica
donna che vuole sposare. (non temere, cambierà idea!)
Essere mamma di un maschio ti aiuta nelle
scelte. Le tute sono tutte blu, grigie o nere, le magliette basta prenderle in
stock, variando tra immagini di moto, barche o super-eroi,
Essere mamma di un maschio significa fingere.
Fingere che i suoi regali di compleanno ti piacciano; con fogli impiastricciati
e sculture sbilenche è semplice, quelli ti piacciono davvero. La vera prova è
fingere quando avrà 30 anni e ti regalerà l’ennesimo libro o l’ennesima crema
antirughe.
Essere mamma di un maschio è consapevolezza che
un giorno si vergognerà di farsi vedere nudo da te; a poco vale la consolazione
che almeno non ci sarà più il pericolo di pipì zampillante.
Essere mamma di un maschio è separazione,
perchè un giorno spiccherà il volo e ti chiamerà una volta a settimana. E
proprio il fatto che non ti chiami 3 volte al giorno significherà che hai fatto
un ottimo lavoro.
Essere mamma di un maschio è mistero, perchè
lui è altro da te. La sindrome premestruale avresti anche potuto capirla, il
testosterone è invece un modo sconosciuto fatto di barbe, pomi d’adamo e
polluzioni notturne.
Essere mamma di un maschio è meraviglia e
scoperta, perchè in fondo i maschi mica li avevi capiti così bene.
Essere mamma di un maschio è responsabilità e
onore di crescere un uomo per bene.