Da
Selvaggia Lucarelli:
“Si può vivere civilmente tra le reciproche ipocrisie, nei
compromessi con se stessi, con la propria pavidità. Non siamo tutti eroi. Non
siamo tutti persone libere, ed è libertà anche guardare gli eroi dalla finestra
e scegliere e rassegnarsi alla propria vita o abbracciare un pensiero più
sfumato, più moderato, più seduto. Forse no, non possiamo essere tutti Charlie,
ma possiamo essere tutti con Charlie. E piangere se l’eroe che non siamo noi,
cade in piedi”.
Ecco, se solo riuscissimo, all’occorrenza, a metterci e
toglierci di dosso questa idea, come un maglione caldo, alcuni concetti,
dall’eterologa, all’eutanasia, con tutto quello che sta nel mezzo, fino a quei
paletti mentali che ci ostiniamo a non spostare, alcune distanze sembrerebbero
minori, alcune perdite meno dolorose, alcune persone, semplicemente libere.
Non posso che essere visceralmente e profondamente d'accordo.
RispondiEliminaraccontami ti prego...inocntro il tuo blog oggi. E ho la valigia in mano...
RispondiEliminaC’è che se io avessi scoperto in rete il blog di una tizia che raccontava il suo pezzo di strada lungo il cammino della fecondazione assistita quando, viaggiavo verso Daniele, l’avrei cercata, le avrei fatto mille domande, l’avrei assalita chiedendole:” siediti, raccontami, dimmi. I sentimenti di cui parli sono gli stessi che provo io, dentro la tua storia c’è anche la mia, diventa mia sorella per un po’, almeno fino a quando non uscirò da questo incubo, con o senza il bambino che sogno.
Parlami di com’è diventare mamma dopo i buchi sulla pancia, dopo l’acido folico, i rapporti mirati, il sesso a fasce orarie. Dimmi dei pro e dei contro, degli insuccessi, della vita, degli eventi, delle persone che ruotano intorno a questo percorso. Dammi un po’ di forza e spara due cazzate, così tanto per alleggerire il peso che porto. Racconta del tuo viaggio, verso e dentro la vita. Narrami il mestiere di una cicogna tecnologica e quello di due aspiranti genitori. Parlami di fecondazione medicalmente assistita, ma raccontamela con la leggerezza tipica dell’ironia che serve a mandar giù diversi rospi (anche quelli che difficilmente si trasformeranno in azzurri principi) tra cui quello dell’infertilità.
E’ così che la mia storia, la tua e quella di ogni donna più vicina agli anta che agli enta, in viaggio verso il proprio bambino o verso l’idea che ha della vita, con o senza di lui, diventa più sopportabile.
Lanciami dunque quest’ancora e parliamo. Almeno per un po’”.
Io avrei fatto così. Ma c’è, evidentemente, che io non sono gli altri.
Io faccio parte di chi la pensa come te...
ALESSANDRA
Posso scriverti in privato? ti lascio il mio indirizzo mail...
RispondiEliminaalessandracomi@yahoo.it