Ho partecipato, in veste di
giudice, ad una competizione di laboratori
di impresa, di comunicazione e di innovazione tecnologica, realizzati dagli
studenti delle scuole superiori del territorio umbro e laziale che si sono
sfidati per guadagnare l’accesso alla fase nazionale della competizione la
Fiera locale dei Laboratori Students Lab, organizzata da una Associazione no
profit - Students Lab, insieme con un partner tecnico IGS srl impresa sociale,
con il patrocinio del Comune, con lo scopo di diffondere la cultura di impresa,
promuovere le attività, i prodotti e i servizi realizzati dagli studenti delle
scuole e delle università coinvolti. E, ho scoperto un mondo.
Il mondo di quella generazione più colpita dalla
crisi, bistrattata dagli adulti, maltrattata dai politici che possiede, invece,
un potenziale esplosivo. Abbiamo, infatti, premiato dei ragazzi con delle idee
incredibili, capaci di funzionare davvero e di avere un futuro. Mi sono
ritrovata a vedere in quei giovani volti, quello che forse, sarà, anche il
volto di mio figlio. Volti umiliati dall’acne, corpi non proprio inodori, con
tanta, tanta energia che cerca solo un canale in cui immettersi.
Riporto la lettera di una ragazza, pubblicata su
DRepubblica, perché credo che questi ragazzi abbiano diritto al loro futuro.
Molti della mia generazione, quel futuro lo hanno atteso, rincorso o solo
sognato. Da madre, vorrei che qualcuno, un giorno, credesse, quanto me, a mio
figlio.
“ Mi chiamo
Marta, ho 19 anni e frequento l’ultimo anno di liceo classico. Sono figlia
della crisi economica, della disoccupazione, dell’instabilità politica, della
dipendenza da Internet. Faccio parte di quella generazione cresciuta a Pokemon,
con le videocassette, con il Game boy, con le Big babol, con Messanger. Siamo
la generazione dei “senza”: giovani senza ambizioni, senza futuro, senza
lavoro. Dicono che siamo maleducati, pigri, viziati, privi di valori. Nel 2007
il ministro dell’economia Padoa-Schioppa definì i giovani “bamboccioni”, il
viceministro al welfare Michel Martone chiamò “sfigati” gli studenti che si
laureano fuori corso, la ministra Cancellieri se la prese con i giovani “mammoni”
che vogliono “il posto fisso nella stessa città, vicino a mamma e papà”, quel
posto fisso definito “un’illusione” dalla Fornero e una cosa “monotona” da
Monti. Miei coetanei, diciamo a loro, tutti assieme: ce la possiamo fare,
possiamo farvi cambiare idea!
Perché Alessandro
Magno a 23 anni aveva conquistato metà del mondo allora conosciuto, Leopardi a
21 scrisse l’Infinito, Mozart a 13 suonava davanti a imperatori e Papi, Sergei
Brin e Larry Page a 23 fondavano Google e aveva la stessa età Mark Zuckerberg
quando annunciò il lancio su face book. Oltre a questi nomi ci sono anche
Adriana ed Enrica, siciliane, 50 anni in due, che stanno sviluppando
nanotecnologie per ricavare tessuti dalle bucce degli agrumi, Filippo e Marco,
due giovanissimi che hanno messo in piedi delle librerie-baite nel parco
nazionale della Val Grande, Raul, 20 anni napoletano, che ha creato insieme
alla sorella una sturt-up per comparare i prezzi dei servizi di trasporto, e Monica,
studentessa universitaria che ha fondato un’impresa per aiutare le famiglie che
cercano baysitter.
Di ragazzi
come questi ce ne sono tantissimi, e dovremo alzare la voce per dire che il
futuro esiste perché esistiamo noi. Mario Calabresi scrive: “Chi predica l’entusiasmo
viene guardato con sospetto perché rompe il fronte del malumore, ma rischia
anche di dare coraggio, e questo è un rischio che vale la pena correre.”
Vero vero vero.
RispondiEliminaSono Marta, proprio la ragazza dell'articolo, vi ringrazio infinitamente per la condivisione.
RispondiEliminaUn abbraccio,
Marta
È un onore per me Marta, ospitati qui nel mio Blog. Ti faccio I miei migliori auguri, per tutto. Buona vita Marta, spacca il mondo.
EliminaÈ un onore per me Marta, ospitati qui nel mio Blog. Ti faccio I miei migliori auguri, per tutto. Buona vita Marta, spacca il mondo.
EliminaSono Marta, proprio la ragazza dell'articolo, vi ringrazio infinitamente per la condivisione.
RispondiEliminaUn abbraccio,
Marta