La verità sul caso Harry Quebert * è stato il caso
editoriale dell’anno scorso. Scritto da Joel Dicker, classe ’85, è un romanzo
giallo. Non solo. E’ un libro sull’arte del saper scrivere, sui sentimenti,
sull’attribuzione di senso alla vita che solo la scrittura e l’amore sanno
dare. Forse è un libro sull’amore. Quello con la A maiuscola, quello che si
aspetta tutta la vita e oltre, quello di cui si continua a vivere anche dopo
che il compagno ci ha lasciati. Un amore a volte anche stucchevole, zuccheroso,
adolescenziale, forse per questo anche più intenso. Un amore impossibile,
viziato, destinato a far male. E un noir pieno di colpi di scena che tiene
incollato il lettore fino all’ultima pagina. Di quei libri che, appena finiti
di leggere, lasciano un vuoto pieno, l’ossimoro per eccellenza, simile alla
vertigine. Perché quando un libro finisce, è come se finisse con lui la parte
di te che ha risvegliato. E un po’ ti viene da piangere e un po’ da ridere.
Rileggerlo per una seconda volta non darà mai le medesime sensazioni. E’ un
libro di anime perdute, ognuno a modo suo. Dove l’apparenza cela verità intime
e spesso dolorose, dove niente è come appare. Ma non scrivo del libro per
recensirlo. La rete pullula di commenti, giudizi e recensioni.
Scrivo per il
posto di cui hanno bisogno le margherite.
Mi spiego.
Nella verità sul caso Herry Quebert si racconta la
morte violenta di una ragazza e con lei, la morte di un amore infattibile che
sopravvive alla stessa. Infatti, l’innamorato, l’amante, lo scrittore, il
protagonista Harry Quebert resta ad attendere il ritorno della defunta e ferma
la sua vita alla sua scomparsa. E’ come se spingesse il tasto pausa, sospendendo
desideri, bisogni, pensieri. Continua a compiere, giorno dopo giorno le azioni
compiute quando lei le era accanto, compra un cane giallo di nome Storm, come
lei avrebbe voluto e ciba i gabbiani che lei ha amato.
Ma lei non c’è. E con lei, manca totalmente il senso
da attribuire alla sua esistenza. Manca la musa, manca la rettitudine. Senza,
viene meno l’uomo probo, viene meno, l’uomo.
Che c’entra tutto questo con il posto delle
margherite?
Il posto delle margherite rappresenta, per me, il
luogo-non luogo, che ognuno di noi, più volte nella vita ha immaginato e
provato a realizzare. Può essere un giardino di farfalle, un appartamento al
centro o in periferia, uno status, una professione, un ruolo. Può essere,
essere madre, non esserlo, essere esattamente ciò che si voleva diventare, può
essere, essere ciò che si è cercato di cambiare. Il mio posto delle margherite,
ad esempio, nel mio immaginario di bambina, ragazza e poi donna, era un giardino,
pieno di margherite, in riva al mare con un tavolo sotto a un oleandro, dove poter
scrivere circondata dai tanti figli che avrei voluto avere, i miei cani
ai piedi, il mio compagno accanto e vicino, i miei cari. E tanto più la vita
reale, quella che il destino ci ha in qualche modo portato a creare, somiglia
al proprio posto delle margherite, tanto più ci sentiremo appagati.
Ecco, io credo che la verità del libro che, coincide
poi con la verità che ognuno di noi cerca, sia che non si può sprecare una vita
intera aspettando di trovare il posto più giusto per le proprie margherite.
Spesso la morte, proprio perché di morte trattasi,
rende eterni e cristallizzati sentimenti che altrimenti, vivendoli,
subirebbero, per forza, le ingiurie del trascorrere del tempo. La morte, la
sospensione, la pausa fermano il tempo, santificano persone, consacrano
emozioni, ma sacrificano anche l’essenza della vita che poi, in sintesi, è provare a
vivere continuando a cercare il posto più adatto dove piantare i semi delle
proprie margherite anche quando somigliano alla gramigna.
Buon Ferragosto.
*“Estate 1975. Nola
Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla
cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun
esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo,
sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere
una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore.
Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore
universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d’America, viene
accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza
viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove,
poco fuori Aurora, sulle rive dell’oceano. Convinto dell’innocenza di Harry
Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la
sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent’anni deve dare risposta a una
domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un
romanzo di grande successo. La verità sul caso Harry Quebert è un fiume in
piena, travolge il lettore e lo calamita dalla prima all’ultima pagina. è il
giallo salutato come l’evento editoriale degli ultimi anni: geniale,
divertente, appassionante, capace di stregare prima la Francia, poi il mondo
intero”.
Molto bella la tua riflessione, Raffaella. È vero, il luogo delle margherite rischia di diventare una prigione, invece che un riferimento, un qualcosa a cui tendere. E credo che questo luogo sia composto da molteplici sottoluoghi, ciascuno dei quali, di volta in volta, incita o blocca la ricerca della vita.
RispondiEliminaMi sa che leggerò il libro...
Hai centrato pienamente il significato del posto delle margherite. Il libro è uconsiglio una buona lettura estiva. È bello.
RispondiEliminaHai centrato pienamente il significato del posto delle margherite. Il libro è uconsiglio una buona lettura estiva. È bello.
RispondiEliminaLo leggerò sicuramente anche io perché sono curioso, mentre leggevo il tuo post e il commento però mi è venuta in mente una cosa. Non sarà forse che il posto delle margherite, al quale in un certo senso tutti tendiamo, è semplicemente una costruzione della nostra mente che tende a sviarci per celare un altra verità? Non sarà forse che il segreto è fare del nostro posto attuale presente il posto delle margherite di oggi? Non ho francamente una risposta ,la sto ancora cercando e lancio vigliaccamente il sasso nello stagno .Mi riscatta spero ,da questa piccola meschinità ,la speranza che qualcuno con una sensibilità più fine possa avere da questo uno spunto in più per cercarla
RispondiElimina