Avevo deciso di non intervenire
nella polemica scoppiata dopo l’intervista rilasciata a Panorama dagli stilisti
Dolce&Gabbana, perché sono giunta a una fase in cui ho capito che non sono
più disposta a spendere energie importanti in stupide faccende. Preferisco,
magari, mettermi carponi insieme a mio figlio e ruggire come un dinosauro, con
un cappello con le punte sulla testa e un corno finto in viso, gridando sono un
triceratopo. Lo trovo più edificante. Ci sono però questioni davanti alle quali
mi è impossibile tacere. Perché se qualcuno si permette di dare a mio figlio
del “sintetico”, l’unica cosa che posso fare è scagliarmi contro come una furia
con la ferocia e l’impeto di un animale ferito che difende la sua prole.
Ferma restando la libertà di
ognuno di esprimere la propria opinione, libertà più limitata rispetto alle
altre se sei un personaggio pubblico e se le tue idee possono veicolare
messaggi sbagliati, con semplicità e leggerezza errata, inaccettabile, su una
questione talmente delicata e importante che necessita la massima attenzione,
una seria competenza nel trattare l’argomento e una sincera sensibilità, trovo
tutta la diatriba di un livello vergognoso e deprimente, più per l’incompetenza
che per la pochezza dei contenuti delle posizioni espresse.
Poiché le parole hanno un significato,
un senso compiuto e la comunicazione soggiace a regole precise e lo scrivere,
oltre ad essere tecnica, deve essere anche sentimento, affermare che i bambini
nati da fecondazione artificiale sono “sintetici” equivale a dire che sono
bambini di secondo ordine, bambini nati da un Dio minore, bambini con status
diverso rispetto ai figli nati naturalmente e questo è decisamente intollerabile.
Ritengo molto più violenta una tale affermazione, piuttosto che il boicottaggio
verso la merce griffata D&G, che peraltro non ho mai comprato, trovandola semplicemente,
brutta. Il signor Dolce non ha la ben che minima idea di cosa sia una tecnica
di procreazione medicalmente assistita, né che esistano diversi livelli di tale
tecnica, né cosa sia una fecondazione omologa o una eterologa e mescola, senza
cognizione di causa, uteri in affitto, madri surrogate, bambini nati da un catalogo,
con una sciatteria e una trascuratezza al limite del sopportabile, che neanche
Giovanardi nel suo massimo splendore.
Ma andiamo per gradi.
La prima dichiarazione
sconcertante è la dichiarazione sulla famiglia “tradizionale”. Alla domanda “Che
cosa sia la famiglia - Dolce risponde: ”
Non abbiamo inventato mica noi la famiglia. L’ha resa icona la sacra
famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai
un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi
convincono quelli che io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici.
Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi
bambini chi è la madre. Ma lei accetterebbe di essere figlia della chimica?
Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti
ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni’”.
Ecco, dichiarazioni del genere
mi fanno venire la nausea, cadere la braccia e inorridire, perché confondere la
“necessità biologica”di un uomo e una donna, la genetica, o il dna di uno dei
due, con il ruolo di un genitore, con chi crescerà un figlio, magari con un
patrimonio genetico diverso da quello di chi ha fornito il gamete, significa,
non solo disprezzare un atto d’amore ben più potente di un semplice atto
sessuale, ma anche l’istituto dell’adozione e ogni forma di trasmissione d’amore
che non possa essere catalogata dentro un modello familiare unico che, viva
Dio, cambia con la società, il tempo, con i paradigmi culturali di una comunità.
Secondo la visione della famiglia tradizionale del sig. Dolce,
madre-padre-bambino, non dovrebbe esserci posto neanche per la famiglia
composta di genitori single (ma anfatti, tu madre rimasta sola dopo che lui ha
scoperto che sei rimasta incinta, perché non butti sto figlio, che pure piange
tutta la notte, sporca, rutta e fa la cacca a dismisura? Stesso dicasi se lei o
lui ti ha mollato per un’altra, o se si è permesso di morire senza preavviso),
non è famiglia una coppia senza figli, non è famiglia una coppia di due
sorelle/fratelli, non è famiglia, se non quella di tipo tradizionale. Bene. Ora
mi domando come per tutti questi anni si siano percepiti i due, legati da una
relazione sentimentale, condizione già di per se, bastante, per ritenersi una
famiglia. Ma si sa, il pulpito da cui si predica è sempre molto soggettivo. Ma la
cosa che trovo davvero esecrabile è che tutta questa faccenda sia stata
imbastita e programmata per pubblicizzare il brand dei due sarti che, comunque
rimangono tali, senza nulla togliere al valore del lavoro sartorile che, ha
comunque poco a che fare con il voler diffondere temi valoriali. Tutta la
faccenda è una strategia di comunicazione del marchio D&G fatto però sulla
pelle dei bambini “sintetici” e sulle coppie che realmente fanno della
incapacità di riprodursi una malattia di vita e di sogni. Si ripropone quello
che era già successo con le dichiarazioni del Gruppo Barilla sui gay e sulla
loro idea di famiglia mulino bianco, poi ritrattate e ridimensionate con azioni
pro gruppi Lgbt. Nel caso dei due sartini, invece, è stata studiata a tavolino
una strategia di comunicazione inneggiante alla famiglia tradizionale che, va
ormai avanti da anni a sostegno di una coppia, non proprio tradizionale, che
così si è comprata una parte di quel pubblico cui altrimenti non sarebbe mai
arrivata. Niente di male, direbbe Oliviero Toscani, uno dei più famosi
fotografi e pubblicitari del mondo il quale, insegna che, se vuoi centrare il
core di una questione, devi spararla, in questo caso fotografarla, grossa, se
vuoi che faccia parlare di sé. Il problema, quindi, non si porrebbe, se non si
trattasse di bambini, dichiarati “sintetici” che letteralmente significa, non
naturali, artificiali, costruiti, manipolati, contraffatti, alterati e di un tema
tanto intimo e delicato da richiedere il massimo rispetto e la più profonda
empatia.
Personalmente continuerò a non
comprare gli abiti e gli accessori di D&G. Ma mentre prima mi limitavo a
pensare che fossero due stilisti sul mercato internazionale, oggi aggiungo che
sono due stilisti sul mercato internazionale, ma umanamente dei “poracci”.
No, amica mia, penso tu ti sia sentita chiamata in causa senza motivo.
RispondiEliminaTuo figlio è nato dal vostro amore e dal progresso della medicina, vero.
Però saprà sempre chi chiamare "mamma" e chi "papà".
Il discorso, di D&G piuttosto che di Elton John, è rivolto ad altre situazioni che meriterebbero veramente un po' più di attenzione su chi siamo, chi vogliamo essere e chi vogliamo diventare.
Per cui brindo alla salute del vostro pargolo e mi concedo un po' di compassione per quelli che cresceranno nella pseudo famiglia di un gran compositore/interprete ma umanamente un po' piccolo.
Credo che sia inevitabile non sentirsi chiamati in causa quando, tuo figlio, nasce da una fecondazione in vitro. Hai ragione sulla giustezza delle domande da porsi, sulla necessità di regolamentazione e quant'altro. Quelo che mi da più fastidio di tutta questa faccenda, oltre all'uso di termini inappropriati è la faciloneria con cui si parla di certe faccende, specialmente se poi serve a scopo pubblicitario. Sono convinta anche del fatto che, mamma e papà, siano sempre le persone che ti crescono, accudiscono, ti amano. Usi sempre parole giuste e commenti in modo opportuno, elevando la conversazione.
EliminaGrazie e abbraccio te ed i tuoi figli sperando che sia un buon periodo.
Mi sto impegnando affinché migliori, contemporaneamente ogni volta che ti leggo, un po' dei miei pensieri positivi va anche a te/voi.
Elimina:-D Bacio.
Belle parole. Hai spiegato benissimo il perché le loro affermazioni mi avevano dato tanto fastidio e non riuscivo a farle rientrare nel "In fondo ognuno ha diritto di esprimere le loro opinioni". Emy
RispondiEliminaPer carità, infatti ognuno ha diritto di esprimere la propria attenzione. Usando cautela, però, quando e se, hai una platea vasta che offendi con estrema leggerezza.Sono contenta che hai colto il senso di qullo che, anche a me, ha dato estremamente fastidio.
RispondiEliminaSì davvero...ebbasta con sta cosa del figlio scelto sul catalogo. Quanta ignoranza e che rabbia quando viene da gente con un impatto mediatico così forte. Grazie per questo post
RispondiEliminaSi Sfolli non se ne può più...voi come state? I bimbi crescono?
RispondiEliminaÈ' un bel po' che non ci si sente...
Ho letto solo ieri tutta la polemica e come te mi sono sentita "offesa". Quoto parola per parola quello che hai detto tu!
RispondiEliminaMa che fossero mezzi sc...i, l'ho sempre pensato! Si può dire?
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