Ci sono giorni che definire “giorni no” è un eufemismo. Che ti svegli
la mattina, dopo che non hai chiuso occhio tutta la notte perché tuo figlio,
nonostante abbia compiuto sedici mesi, si è svegliato ogni quarto d’ora, che
cerchi di svegliarti con un maledetto caffè e la macchinetta elettrica, che lo
fa tanto buono, decide di rompersi proprio mentre lo stai preparando.
Ci sono giorni no, quei giorni che iniziano proprio male, che scendi
dal letto e sbatti il mignolo del piede destro contro lo spigolo del mobile e ti ricordi di essere
ovviamente scalza. Che cominci la giornata scaricando dal calendario tutti i santi del paradiso,
pentendoti nello stesso istante in cui lo fai, mortificata per non essere grata per
quanto il destino ti stia dando e conscia del fatto che il vendicativo fato si riprenderà
sotto altra forma la fortuna sfacciata di cui stai godendo.
Quei giorni in cui, salendo sulla bilancia, ti accorgi che hai messo su
due chili nel giro di tre notti e che il tubino nero che hai comprato ti farà
somigliare alla centrale elettrica di Cerreto più che alla mamma figa che
avevi in mente.
Quei giorni in cui i pensieri sbattano da una parte all’altra del
cervello come farfalle in un bicchiere da caffè. Giorni in cui la depressione ti
travolge come un uragano e ti chiedi “ ma quantocazzo dura sta depressione
post partum?” anche se, a dire il vero, la tendenza alla malinconia l’avevi
anche prima di partorire. Giorni in cui difficilmente intravedi margini di
miglioramento per l’intera umanità e speri solo che la minchia di giornata appena
cominciata finisca il prima possibile, senza lasciare traccia alcuna.
Nei giorni garbatamente no le cose spiacevoli succedono in una scala
proporzionale accettabile, mentre in quelli veramente no, se qualcosa di sgradevole
può accadere accade senza dubbio, specialmente a te.
Ci sono giorni no, che definirli no è fargli una gentilezza. Che al
loro confronto anche il ragionier Fantozzi preferirebbe vivere i suoi. Che ti si
rompe la lavastovie la mattina che segue la cena dei dodici colleghi di tuo
marito, compresa la segretaria alta un metro e settanta con taglia trentotto, e
mentre lasci i panni da stendere dentro la lavatrice insieme con quelli
impilati sulla sedia da stirare che tanto poi li stende e li stira la persona
che ti aiuta a fare le pulizie, quella ti chiama dopo che sei uscita e ti dice
che non viene che c' ha il raffreddore. D'altronde si sà sono mali di stagione ad Agosto e con quaranta gradi all'ombra.
Che litighi con lui su tutto, sul latte dimenticato sopra al tavolo
sul prosciutto che hai comparto da Nando anziché da Renato sull’educazione del
piccolo di stampo anarchico (l’educazione non il pargolo!), sui massimi sistemi e
sul buco dell’ozono. Che ricacci indietro le lacrime per non dargliela vinta,
urlando che Nando possiede i salumi più buoni sulla faccia della terra anche
quando sai perfettamente che fanno vomitare.
Ci sono giorni no che definirli no è proprio un eufemismo, sono proprio
giorni di merda.
Allora pensi a tutte le cose per te rassicuranti, cercando di
minimizzare i guai che come scarafaggi sbucano da ogni angolo della tua vita
che al confronto con i problemi seri, le malattie, la fame nel mondo, il
dolore, il tuo giramento di scatole è proprio niente; eppure non provi il
sollievo desiderato, anzi, sei più angosciata di prima e vorresti solo
spegnere il mondo per qualche ora.
Ma quello no, niente, va avanti come niente fosse, inesorabile come il
tempo che passa, frenetico, veloce, troppo, decisamente troppo rispetto a tutti
i cambiamenti della tua vita.
Le rughe ai lati della bocca sono più evidenti rispetto a ieri e le
manigliette dell’amore poste ai lati dei tuoi fianchi potrebbero salvare
aggrappandovicisi l’equipaggio del Titanic. Mannaggia a me e a tutti i negroni
del passato. Poi ti rendi conto che il Titanic non è più solo, ora c’è anche la
Concordia e ti si attanaglia lo stomaco.
Non vado tanto fiera dei miei mojito, delle sigarette fumate, del tempo
speso in malo modo e di quello perso. Di far parte di un’umanità che se ne
frega dei più deboli. Non vado fiera degli imbecilli che popolano il mio mondo
del potere e di chi non sa gestirlo, come non vado fiera del fatto che non
riuscirò a pulire questa terra per mio figlio, ma amo pensare che quando i
tarli della mia mente avranno finito di fare il casino che fanno, forse la luciderò,
almeno un po’.
Mentre mio figlio piange perché suo padre gli ha tolto il telecomando
che vuole ingoiare ed io mi dispero insieme a lui, perché l'afa mi opprime, perchè la stanchezza mi mette di
cattivo umore, perché lui dice”m’avetescocciatovadoaviveresullamontagnaechis’avvicinaglisparoconloschioppo”,
perché ho sempre pensato che fossero scemi quelli che si rivolgevano alla tata
Lucia, quella più anziana delle tre Tate di Sky che dispensa consigli anche a
chi non li vuole e mi ritrovo a invocarla in silenzio pensando che non ci sono
ragioni per essere felice oggi dato che è una giornata no nera come
l’inchiostro, mi fermo di botto.
Mio figlio mi guarda. Sfodera uno sguardo malandrino. Di quelli che ti
trapassano, ti bucano lasciandoti nuda di ogni certezza. Di quelli infiniti
dove perderti è pace, tra le ciglia lunghe che ha.
Uno di quegli sguardi buffi, lunghi e intelligenti che non hanno
bisogno di spiegazioni. Hanno capito già. Quelli rivolti da sotto a sopra. Con il naso in su, sbirciando il mondo dai suoi settantanove centimetri arriccia il naso a mo di maialino, alza le braccia verso me, apre la bocca perfetta ridendo con i sui suoi innumerevoli denti, urlando “calla-calla-calla” che Dio solo sa cosa voglia dire, e io penso: Dio come sono felice.
Un post sulla malinconia e la gioia di vivere, sulle cose che vanno storte quando niente sembra andare al suo posto: davvero molto toccante. Cento abbracci per i cento motivi per cui essere infelici e un sorriso per il motivo che ti rende felice!
RispondiEliminaGrazie, sei sempre attenta e dolcemente vicina.
RispondiEliminaOgni volta che ho una giornata no (di quelle vere) faccio "la lista delle cose belle": il primo posto in assuluto e con molti punti di distacco dal secondo va a mio figlio e poi continuo passando da familiari a mare, gelato, stelle e nutella. Finita la lista mi sento sempre meglio!! Un abbraccio forte forte...
RispondiEliminaGrazie, oggi avevo bisogno proprio di questo post, scritto come l'hai scritto tu e con il finale che risolleva le sorti del mondo!!!!
RispondiEliminaRaffaella, mi piace molto il tuo modo di scrivere, di affondare nei sentimenti, di illustrare ogni sfumatura dell'animo umano. Un abbraccio
RispondiEliminaGrazie Clara, mi piaci molto anche tu.
RispondiEliminaNon puoi farmi piangere in vacanza.... Non e' giusto!!!!! E comunque oggi e' venerdì 17 .....ma e' quasi finito!!! Dai Raffaella!!! Non mollare!!!!! Un abbraccio!!!
RispondiEliminaNo, così, volevo solo dirti che l'origine di tutto sono le notti in bianco.
RispondiEliminaTe lo dice una che non ha dormito (tra uno e l'altro) per 5 anni.
Appena tuo figlio inizierà a farsi le notti filate, magicamente il tuo umore si risolleverà e ricomincerai a vedere tante sfumature di colori ormai dimenticati.
Un abbraccio.
Silvia
Mi trovo quì per caso....complimenti per il blog...
RispondiEliminaAnche io sono mamma da un anno e anche i miei fanno lo sguardo a cerbiatto e arruffano il naso....
baci
Cara Raffaella, anche a me capitano spesso questi giorni di sentimenti ambivalenti, in cui sembra che tutto complotti contro e non ce ne sarebbe nemmeno bisogno.
RispondiEliminaMa tu hai descritto tutto così bene, che non servono altre parole.
Ciao Raffaella, è stato bello trovare un tuo pensiero nel mio blog.. grazie! Deve essere stupendo superare i mille pensieri negativi che attanagliano le anime belle, aggrappandosi ad un sorriso ed un nasino arricciato! Molte delle paure, dei pensieri e delle difficoltà che hai descritto li condivido.. come la stanchezza e la malinconia.. sei brava nel descriverli e nel buttarli fuori, usando parole e frasi azzeccatissime! Ti abbraccio ed a presto CriCri
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RispondiEliminala perfezione della felicità..ho sentito tutto il tuo amore di mamma :)
RispondiEliminaQuesto post avrei potuto scriverlo io, tranne che per la depressione post-partum, che non penso di avere. Il sonno invece, quello è veramente tanto e ti fa vedere tutto un po' più scuro! Coraggio, che prima o poi dormiranno anche i nostri :-)
RispondiEliminaUn abbraccio!
Sono pensieri che conosco e che hai reso davvero vivi con le tue bellissime parole, ho nodi diversi ma che stanno venendo al pettine e come te cerco di trovare il sorriso giusto che dia un senso al tutto.
RispondiEliminacapitano giornate così e tu l'hai descritta proprio bene. per fortuna domani è sempre un altro giorno!
RispondiElimina(però buono il mojito!)
È vero, la mancanza di sonno complica terribilmente le cose. Non solo fa dimenticare le parole, perdere la concentrazione, abbassare la percezione del pericolo e ridurre i riflessi, ma ha incidenze profonde nell'umore.
RispondiEliminaDetto ciò, i giorni no arrivano anche a tradimento, quando hai ottenuto quel che volevi e vorresti solo festeggiarlo. Sono bastardi, non sai come saltano fuori né come mandarli via. I giorni neri che dico io non sono solo la somma dei guai, ma il pensiero che non ci sia del bello, o del sensato. Poi passa, se dio vuole
M'è scesa la lacrimuccia ... come ti capisco ... i miei figli sono grandicelli, ma i problemi son gli stessi di tutte alla fine ...
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