Una brutta laringofaringite ci ha attaccato
senza preavviso. Considerando che la sciarpa e il cappello non sono adatti alla
stagione, le caramelle antinfiammatorie e balsamiche non sappiamo come masticarle
(ah tredici mesi), decotti e sciroppi ci piacciono spiaccicati sui vestiti meno
nella bocca, il decorso della nostra infiammazione ci ha messo a dura prova. A
essere sincera la prova è stata più dura per me che per il nanetto. Passi la
voce rauca e afona, modello mostro esci dal corpo del mio bambino, la tosse
abbaiante, con frequenza principalmente notturna, sorvoliamo anche sulla
febbre, ma tre giorni di casa forzata con un bambino convalescente di tredici mesi,
minerebbero anche l’equilibrio del Dalai Lama e forse, pure la pazienza di Giobbe.
Tredici mesi sono troppo pochi per vedere cartoni, troppo pochi per reggere la
lettura di fiabe e favole oltre i sette minuti, decisamente troppi per schiacciare
sonnellini che durino più di un’ora. Bene. Quindi cosa fare nelle restanti undici
ore della giornata?Noi abbiamo impiegato il nostro tempo così: tentato il suicidio
dalle trenta alle quaranta volte al dì, utilizzando diversi metodi. Infilato dita
nelle prese, lanciati dalla seggiolina azzurra ikea, pianto a perdifiato per
diversi capricci, ballato il ballettopolo di topolino e sudato così tanto da
far aumentare la febbre appena passata, mangiato
niente per tre giorni, (tranne aver diviso con il cane due biscotti e una
galletta), scoperto come si apre il rubinetto del bidet e infilato braccia
sotto il getto dell’acqua, aumento di temperatura, spostato tutti gli oggetti
contenuti nella credenza della cucina, più e più volte dalla credenza al centro
della stanza e viceversa, attaccato il secchio dell’immondizia dei rifiuti
organici.
La faringite è passata, ma ho un discreto
esaurimento………………..
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