Facciamo che oggi è la giornata da dedicare ai nostri
compagni.
Facciamo che oggi è il dog’s day.
Comincia Clara http://green-is-thecolourofherkind.blogspot.it/2012/11/amores-perros-o-del-buon-esempio.htm,
continua Frida, http://frida-incercadite.blogspot.it/2012/11/amico-mio.html e Fiona Apple http://www.vanityfair.it/show/musica/12/11/21/fiona-apple-cane-lettera-tour che non va in tour perché il suo cane sta morendo
e non vuole che lo faccia senza di lei.
Perché devo chiedere scusa al mio cucciolo. Perché sono
più stanca, ho meno pazienza e meno tempo, perché ha un fratello impegnativo.
Perdonami creatura meravigliosa se ti rimprovero ingiustamente.
Ti voglio bene come prima è solo che mamma è più stanca.
E allora ti e vì racconto una storia. Perchè è solo così che riesco a parlare.
Il
bambino, l’amico e il mare in burrasca
Dicevano che fossero più simili di
due gocce d’acqua.
Eppure, i due non erano legati da
alcun rapporto di parentela.
Ciò che li univa era, invece, un
profondo, sincero, autentico legame.
C’era in entrambi, in modo diverso,
la firma di Dio.
Il primo aveva l’animo puro di un
bambino innocente, il secondo possedeva candore e coraggio.
Come spesso accade quando si è molto
vicino a qualcuno, così vicino da assumerne sembianze e gesti, l’uno aveva
preso, con il tempo, l’andatura dell’altro. Sembrava trotterellassero, tanto
erano goffi e mal proporzionati. Gli occhi obliqui del primo richiamavano
quelli delle popolazioni asiatiche orientali ed il suo corpo, piuttosto tozzo,
faceva pensare, a ragione, che soffrisse di una determinata sindrome. Quando
lui inclinava la testa, in modo del tutto originale, assecondando la naturale
inclinazione a percepire il mondo in modo insolito, l’altro rispondeva, come
chi risponde ad una giornata serena, all’anticipazione dell’estate, cristallino
come acqua limpida.
La buffa fisionomia del secondo, era,
invece, il frutto della mescolanza dei geni dei suoi avi.
Nonostante tutto, c’era una sosta
tra loro e gli altri, un differimento tra i loro e gli animi altrui, qualcosa
che li rendeva unici e particolari e al tempo stesso diversi e forse, per
questo, più soli.
Non parlavano la stessa lingua ma si
comprendevano alla perfezione.
Che piovesse, nevicasse o che il
sole picchiasse forte sui tetti del paese, li si vedeva fianco a fianco, fedeli
e mai stanchi, curiosi e felici, giorno dopo giorno, a rallegrarsi
reciprocamente.
Entrambi amavano profondamente il
mare, distante, immenso ed azzurro.
Lo amavano perché spesso li
abbracciava con dolcezza, cullandoli tra la liquidità e la leggerezza del blu. Quello
era il luogo dove sparivano le differenze, anche quelle tra razze.
A volte, finiti dalla stanchezza e
bagnati come pulcini, vi si sedevano di fronte.
Il primo guardava l’immensa distesa,
scorgendovi il soffio del bene; il secondo mescolava il suo sguardo agli occhi
dell’amico, pronto a dare la vita per lui.
Allora, l’inadeguatezza di entrambi
alla vita, scompariva, svanivano la diffidenza e la crudeltà.
Allora, il mondo tornava ad essere
in debito nei loro confronti, irrimediabilmente, come solo un mondo cieco, può essere nei confronti delle creature
speciali.
In quei momenti non c’era il bisogno
di parole. Restavano così accanto per ore, semplicemente sentendosi.
Fu proprio in uno di quei giorni,
uno di quelli in cui qualcosa accade, perche deve accadere, che i due
scomparvero.
Il mare si gonfiò di rabbia
inondando il pontile e la spiaggia.
Il fragore risuonò forte come il
grido di una madre, come il grido della terra quando viene spaccata.
Tutto accadde nel giro di pochi
istanti:un’onda grande, grande come la notte del mondo, dapprima inghiottì il
primo, per poi mangiarsi anche il secondo. Non ci fu neanche un attimo di
esitazione, quello si lanciò dietro senza paura, pronto a difenderlo fino alla
morte.
Fu un miscuglio di mani, zampe; fu un
unico cuore.
Qualcuno dice che continua a vederli
una volta in un posto, una volta nell’altro, silenti e vicini, uniti nei reciproci pensieri. Qualcun’altro
racconta che, in certe giornate di primavera, quando il cielo è così limpido
che un solo respiro sembra offuscarlo, qualcuno sente risuonare nelle orecchie
la risata argentina di un bambino down che gioca con il suo amico.
L’amico lo lecca, il bambino ride,
inclinando la testa in quel suo modo così originale.
Più di uno, ascoltando la strana
storia del bambino, del suo cane e del mare in burrasca, spera che, al momento
del suo ultimo viaggio, il proprio compagno lo accompagni ovunque, entrandogli
nell’anima e restando lì per proteggerlo e non lasciarlo, mentre anche lui farà
altrettanto.
E se anche uno solo degli uomini che
non ha mai sentito questa storia, imbattendosi in un cane, sentirà in lui il
respiro di Dio, allora il mondo sarà migliore, perché avrà riconosciuto il bene
più grande dell’umanità, l’amore disinteressato.
Resto senza fiato e guardo Elisa assieme ad Attila, gatto molto speciale...
RispondiEliminapenso ai miei pelosi
RispondiEliminatutti tutti
anche quelli che ormai se la spassano nel paradiso delle salamelle
e sorrido
perchè sono tutti con me, sempre
grazie di questa bellissima storia...
RispondiEliminaBellissimo e struggente. E ora sono ancora più felice di aver dato un amico peloso a mio figlio ... e a me.
RispondiEliminaBellissimo racconto! Purtroppo noi abitiamo in appaetamento e sarebbe difficile avere un animale ma dai miei suoceri dove c' un giardino enorme vive il beagle di mio marito, si chiama taz ed e' il re di quella casa! ;-)
RispondiEliminaA quando il cat's day? Il mio gatto lo reclama per par condicio ^^
RispondiEliminaUna bellissima idea questa! Sono arrivata tardi, ma sono arrivata anch'io.
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