mercoledì 30 dicembre 2015

Conversazione tra moglie e marito, in una buona giornata


Io: ti amo

Lui: ti chiamo

Io:?

Lui: nel senso che, le faremo sapere.

Auguro a tutti di avere delle buone giornate che, nei prossimi 365 giorni nuovi, averne anche solo alcune, è già buona cosa.

martedì 29 dicembre 2015

Per sempre


Per sempre, fa paura, ma da anche sollievo.

Per sempre è impegnativo. Eterno, atemporale.

Per sempre è una condanna, ma anche il suo contrario. Assolve dalla precarietà.

Per sempre è definitivo, immutabile. Eppure, niente lo è davvero. Perché alla fine, si è sempre in tempo, per ripensarci.

Per sempre, è tanto, tantissimo. Per sempre è dalla luna e ritorno.

Per sempre è così zeppo di significato che le parole non lo contengono.

Scusami, quindi, se ti amerò per sempre. Ma sono tua madre.

venerdì 18 dicembre 2015

L’infelicità, è una roba seria


A Natale l’infelicità pesa di più. Pure alcune parti del corpo, ma quelle, per ragioni assai diverse dal carico dei propri fardelli. A Natale, l’infelicità la si vorrebbe nascondere, sottrarre alla vista come al cuore, dimenticarla, almeno nei giorni di festa. E, invece, è proprio durante quei giorni che grida più forte. L’infelicità a Natale è insopportabile, strazia e l’unica cosa che si vorrebbe fare è non vedere, non sentire, fingere che vada tutto bene. Restare immobili, come statue di sale, fermi a credere che nessuno piange nessuno.

L’infelicità è una roba seria, non la lavi e non la levi via, neanche con la candeggina. Neanche il più sofisticato sistema di pulizia riuscirebbe ad addolcirne il fango, manco la signora Luisa, quella che veniva presto, finiva presto e non puliva mai il water.

L’infelicità non si vorrebbe mai vedere nei volti dei bambini, negli occhi dei vecchi. Trafiggono come lance, certi sorrisi negati. E’ sbagliato pensare che sia solo appannaggio di alcuni, dannatamente erroneo, credere però, in una sua eguale distribuzione. L’infelicità è una vecchia e sporca infame. L’indegna compagna di molte vite. Tocca chiunque, ma su qualcuno si ferma, si attacca e come un cancro dilaga e alberga. Tanto che a un certo punto, non sai più quale sia la sua origine e se si possiedano gli strumenti per combatterla. A Natale non siamo tutti più buoni, siamo solo tutti più stanchi. E chiediamo umanamente una tregua, una pausa miracolosa che calmi anche gli animi più derelitti.

venerdì 11 dicembre 2015

Il peggio di...


Peggio di un gruppo di whatsapp composto principalmente da donne, madri dei compagni di scuola del proprio figlio, c’è solo:

-          Essere la rappresentante di classe della scuola del proprio figlio;

-          Accorgersi che il latte è scaduto dopo che lo si è messo e bevuto nel caffè;

-         Acquistare una tinta per la ricrescita, pensando di risparmiare i soldi spesi dal parrucchiere, sbagliare colore della tinta, per distrazione, andare dal parrucchiere spendendo il doppio di quanto avresti speso se fossi andata per fare la tinta per la ricrescita, rimediare al danno fatto, facendone uno di più ampie dimensioni;

-          Il sugo di pomodoro sugli spaghetti al tartufo nero;

-          Il “sa di tappo” del Masseto tenuta dell’Ornellaia 2011;

-          Chiedere soldi alle madri dei compagni della classe di tuo figlio per regalo di Natale per le maestre;

-          La mozzarella della pizza a trancio che rimane attaccata alla carta;

-         Il correttore t9 che si prende troppe libertà, a cui vorrei dire che, a volte, stronzo,  non è strano, è proprio stronzo.

mercoledì 9 dicembre 2015

Salviamo Santa Claus


Personalmente, la polemica presepe no, presepe sì, recita no, recita sì, crocefisso no, crocefisso sì, nelle scuole, mi fa lo stesso effetto di quando, da ragazzina, vedendomi negato un desiderio, facevo del tutto per realizzarlo. Abbraccio con entusiasmo l’idea di uno stato e di una scuola laica, ma odio che mi si impongano scelte contrarie ad una bonaria tradizione per non suscitare la sensibilità altrui, quando, quotidianamente, l’emotività, la delicatezza e l’impressionabilità è messa a dura prova da atteggiamenti e fatti ben più gravi di una recita di bambini che cantano la fratellanza con cappellini rossi e pon pon bianchi. Io sto con Santa Claus e lo difenderò a spada tratta, anche a costo di perdere consenso. Quest’uomo che esiste nell’immaginario collettivo di adulti e piccoli, esplosione del rito dell’attesa, dell’atto magico del credere, indipendentemente dal credo religioso, incarna la possibilità che qualcosa di bello possa sempre accadere. E’ l’icona della possibilità, della speranza. E’ desiderio, aspettativa, sogno. E’ il cuore che batte, misto a paura. Mi avrà portato i regali? Come mi avrà giudicato? E’ adrenalina, è memoria che si fa rappresentazione e ricordo e mattone per la propria crescita. E mi rivedo piccola, nascosta in camera insieme ai miei cugini, con i muscoli contratti a spasimare per un sogno.
Risento nelle orecchie il rumore di gesti buoni, simulati per amore. E quel brivido lungo la schiena che sa di eccitazione e desiderio, cocente ieri come oggi, lo abbiamo provato, uguale, in altre mille situazioni.  Sappiamo bene quale importante ruolo svolga la memoria nello sviluppo di un individuo. Purtroppo, però, spesso lo dimentichiamo. Abbiamo complessi meccanismi di conservazione e distruzione dei ricordi, impalcatura invisibile delle nostre personalità, che ci rende quello che siamo. E, se ci riflettiamo bene, i ricordi più belli sono legati alla possibilità del cambiamento.  Inside out, il delizioso film sulle emozioni della Pixar, insegna l’importanza dei ricordi base e Babbo Natale, è, un ricordo base. Come lo è la scoperta della sua inesistenza, prima ruga della fragilità di un genitore, prima crepa della sua grandezza, agli occhi di un bimbo.

 Tutto il resto è archivio che va spolverato, ogni tanto ripulito, qualcosa va gettato, il più delle volte per sopravvivenza, ma mai e poi mai, qualcuno dotato di buon senso, penserebbe di cancellare un ricordo base. Perché i ricordi base sono i pioli delle cose belle che abbiamo vissuto. L’odore di nostra madre, o di nostro figlio. La sensazione della prima cosa bella, vista, provata. Il primo bacio, la prima perdita, il suono delle voci familiari, l’incanto di un momento che si fa felicità. Sono quelle cose che restano lì e ci rendono quello che siamo. Il baule dal quale attingere ogni volta che, un dolore o la nostalgia ci trapassa, senza sapere bene verso quale direzione.

 Ricordi base, impalcatura, scheletro del nostro essere.

 I ricordi base sono universali, indipendentemente dal credo, perché uguali sono le emozioni, identico e doloroso il percorso per diventare grandi, più fluido e sereno, per chi, però, possiede una speranza. E Babbo Natale è questo” è un atto di fede nel domani”, credere con ottimismo che qualcosa può e deve essere migliore.

Speranza di tutti. Pure di chi non crede.

Save the Christmas. Save Santa Claus