mercoledì 27 novembre 2013

Dalla parte della camicia


Post ad alto contenuto pubblicitario.

Ve ne state lì, ammonticchiate come cataste di legna. Aspettate che io vi restituisca la piega persa con la centrifuga. E vi prendete gioco di me, dall’alto della vostra pila. Beh, sappiate che io vi trovo sgradevoli esattamente come voi credete che io non sia una brava stiratrice. Di tutte voi, quella azzurra a nido d’ape poi, quella il cui tessuto in cotone ricorda le dune del deserto del Sarah che più le stiri da una parte, più ritornano gibbose dall’altra, mi fa penare assai.

Che poi non è che vi odio proprio, quando vi sfioro il colletto e vi accarezzo le maniche annusando l’odore di buono che emanate, mi fate tenerezza. E se vi penso appese sulle stampelle, al centro dell’asta tra il completo grigio in fresco di lana, quello che lui mette per l’ufficio e la camicia azzurra a righe blu, quella che proprio non gli piace perché dice che lo fa sembrare un grande puffo, pronte a soddisfare le esigenze di un’altra settimana lavorativa, appese sulle grucce, troppo piccole rispetto alla vostra grandezza, messe su, in bilico, come appese a un filo, lì, lì per cadere da un momento all’altro, un po’ come noi uomini, sospesi e agganciati a una vita fugace, ma forse anche un po’ sganciati nelle idee, allora vi voglio pure un po’ di bene. Anche se siete tante, troppe e stirarvi per un tempo infinito mi sembra che mi rubi qualcosa di importante. Così, care camice, ho pensato di farvi un regalo: ho partecipato al progetto di Fattoremamma e sono rientrata tra le blogger selezionate per provare il nuovo ferro da stiro Philips.

Chi possiede un blog sa che spesso si viene contattati per testare prodotti e farne la pubblicità. La mia politica a riguardo è che faccio pubblicità positiva solo ai prodotti che ritengo qualitativamente validi e non riuscirei mai a promuovere una cosa in cui non credo.

Il giorno in cui è arrivato il ferro da stiro Philips PerfeCtcare, anzi il ferro da stiro a caldaia, mio marito con l’aplomb britannico che lo contraddistingue mi ha detto che, il mio perdere tempo dietro al blog alla fine dava anche qualche risultato tangibile e che se fossi riuscita a stirare le sue camice in modo decente avrebbe ringraziato il signor Philips di persona, invitandolo a cena fuori. Lui, non me.

Ho aspettato un po’ prima di pubblicizzare il prodotto, anche perché, lette un po’ di recensioni, sembrava che molte mamme blogger fossero impazzite e contagiate da uno  strano virus pericoloso, quello del volere stirare a tutti i costi.

Non sia mai!

Ora io non vorrei essere troppo romantica, perdendo anche di credibilità, ma tra le camice di casa mia e il ferro da stiro a caldaia Philips PerfectCare è nato un forte legame. Da prima è stata reciproca cortesia, loro hanno concesso di essere avvicinate, lui con molta galanteria le ha accarezzate, rendendole con un solo tocco, lisce come le gambe di mio figlio duenne. Poi, lentamente, dall’amicizia sono passati a un sentimento più profondo. Lui con un’unica impostazione riesce a tenerle a bada indipendentemente dai loro tessuti, permettendomi di non dividerle più in base alla loro tipologia e di evitare a mio marito di andare in giro con evidenti aloni di bruciature. Lui è veloce, scorre come uno squalo su una superficie d’acqua, passa dal lino alla seta, senza farmi perdere tempo, senza alcuna regolazione, direi senza distinzione alcuna. Che forse se fosse un uomo sarebbe anche un tantino gigolò ma visto che è un ferro da stiro e che alle camice sta bene così, io mi astengo da ogni giudizio morale.

Sostanzialmente il nuovo ferro da stiro Perfectcare, da me rinominato, Rodolfo Valentino, vista la quantità di camice vittime del suo indiscusso fascino, ha una tecnologia innovativa che genera la combinazione perfetta tra vapore e temperatura e semplifica il modo di stirare senza bruciature e sgocciolamenti vari. Non è compito di chi stira controllare la temperatura e che la piastra si infuochi perché Rodolfo, si auto controlla ed è facile, ma proprio facile da utilizzare. Tu devi mettere solo l’acqua nella caldaia e al resto pensa lui.

Ho pensato che, se impara a fare il caffè, farmi due coccole e svariate altre cosette, posso anche ipotizzare di tenermelo e mandare mio marito al signor Philips che tanto hanno quella famosa cena in sospeso!

Le camice ormai sono perdutamente innamorate, io resisto, ma non so ancora per quanto.

 

sabato 23 novembre 2013

La vita in diretta

Sono stata invitata alla vita indiretta. Lettera a un bambino che è nato, ci racconta.
Questo lunedì.
Abbracciatemi.

mercoledì 13 novembre 2013

Tutti i distintivi più deprimenti del maschio acefalo contemporaneo

Come dice Marta Baiocchi, autrice di "Cento Micron" che, lo ricordo, incontrerò il prossimo 17 novembre a Terni, all'interno di Umbrialibri 2013, il maschio acefalo contemporaneo, ha dei segni distintivi e pertanto, riconoscibili.
Lo potete stanare e quindi evitare grazie ai seguenti elementi particolari:

- di solito e' un imbecille, figlio di imbecilli e nipote di imbecilli, la maggior parte delle volte un
imbecille con i soldi. Ma ne esistono anche di senza;

- e' di bell'aspetto e sta all'acume come la Pascale alla decenza;

 - possiede una grande, enorme, gigantesca auto, che pensa, sia proporzionale alla sua virilità. Di
solito trattasi di SUV, sport utility veihicle, assolutamente inadatto per il centro urbano di impatto medioevale dove risiede, di solito nel loft di proprietà, minimale chic ricavato dalla casa paterna;

- il maschio acefalo contemporaneo tiene molto al suo fisico, ha un abbonamento alla palestra più in voga della città, quella con sauna e SPA e possibilmente solarium;

- possiede una fidanzata ufficiale, di solito acefala come lui, e svariate altre fidanzate, di cui la
numero uno e' a conoscenza ma che, sopporta con eleganza in cambio di regali costosi, vacanze in,
aperitivi in locali alla moda e l'idea insana che poi alla fine, il maschio acefalo torna comunque da lei come un'ape e nell'arnia;

- spesso cerca di risultare simpatico, disinvolto ma il più delle volte e' assolutamente fuori luogo,
arrogante e maleducato. Gioca con gingilli elettronici durante cene, manda sms a teatro, sfida a ruzzle   ipotetici rivali e mostra l'ultimo modello dell'iPhone e dell'ipad acquistato il mese precedente a Ny, durante l'open concert della stagione concertistica della filarmonica organizzata dai lions club o altri clubs esclusivi di alto rango di cui ignora completamente lo statuto;

- crede, e dico crede, di essere figo ed irresistibile, grida per farsi ascoltare e crede fortemente nel concetto di self made man sebbene provenga da una famiglia benestante che con il concetto stesso ha poco a che fare. Ma tant'è;

- Ama il calcetto, la partita del mercoledì, quella degli scapoli vs ammogliati, anche se ha 40 anni suonati;
- non capisce le battute, non sa cosa sia l'ironia, e ama la sua abbronzatura più degli addominali;

- ringrazia quotidianamente, come un mantra, wikipedia, per la traduzione degli acronimi di tutti gli organismi di credito e per altre svariate spiegazioni.

A pensarci bene, quel paio di maschi acfali schivati nella mia vita, adesso, sono politici.

Ops, la dice lunga...



giovedì 7 novembre 2013

L’intimità della coppia dopo un bambino


Io: Amore, ricordi quando per il nostro primo anniversario abbiamo cenato in quel ristorantino sulla spiaggia alle Maldive?

Lui: altri tempi.

Io: E ti ricordi quando stanchi, dopo una giornata di lavoro ci bastava stenderci insieme sul divano e restare lì, abbracciati per ore?

Lui: altri tempissimi, siamo ingrassati, non c’entriamo più in due sul divano.

Io: Beh, cambiamo divano, allora.

Lui: Invece di cambiare il divano, che ne dici di cambiare te stessa e di tornare ad essere come’eri un tempo?

Io: In che senso? Devo perdere dieci kg per tornare quella che ero.

Lui: No, no. Non si tratta di cambiare il corpo. Quello mi piace sempre. E’ la testa che dovrebbe cambiare.

Io: Beh, che ci vuoi fare. E’ normale cambiare dopo aver avuto un bambino. La stanchezza, le nuove responsabilità, la mancanza di sonno, c’è sempre qualcosa da fare e non sempre ho fantasie erotiche.

Lui: Fantasie? Mi basterebbe che non mettessi il pigiama in pile con Winnie the Pooh. Non dico le autoreggenti, ma almeno risparmiami i calzini…

Io: E’ che se mi metto le autoreggenti sembro un insaccato.

Lui: Guarda, mi accontenterei anche dei calzini…

Io: Ma dai, esageri. Dobbiamo essere complici.

Lui: Ah, me pareva che fossimo diventati solo amici.

IO: Che cretino…

Lui: Pure! E’ che sarebbe divertente se non mi parlassi solo di nostro figlio o delle cose da fare.

Io: Che ne pensi della perestrojka?

Lui: Lo sai che il termine perestrojka, significa “ricostruzione?”, non volendo hai toccato un argomento che potrebbe nuocerti.

Io: gnegnegenegenene. Guarda che sei cambiato anche tu. Anche tu sei diverso da quello che eri prima.

Lui: No, no. Io sono sempre quello di prima. E’ che prima eravamo una coppia, ora una cooperativa sociale per la gestione di nostro figlio.

Io: Ma piantala. Succede a tutte le coppie. E’ normale che avvengano dei cambiamenti. Prima eravamo in due, ora siamo in tre.

Secondo me, dovremmo impegnarci entrambi. Coccolarci per non perderci. Avere una comunicazione profonda; dovremmo preservare la nostra intimità ed avere progetti condivisi, rispetto, amore. Dobbiamo avere interessi in comune, coltivare hobby che ci uniscano, come quando facevamo immersioni, o parlavamo d’arte o di politica, come…

Lui: Hai ragione. Non prendere impegni per sabato.

Io: SI, davvero? Che cosa facciamo?

Lui: Niente. Gioca la Roma.

 

mercoledì 6 novembre 2013

Sì, però...


Noi donne abbiamo l’innata abilità, tipicamente femminile, di demolire anche la perfezione.

Siamo bravissime a far brandelli la bellezza, bravura, altezza, magrezza, delle altre.

E così Belen è bella sì, però ha le punte dei capelli, ispide La Stone? Bella, bellissima, però, ha l’alluce valgo. La Allende? Brava, sì, ma ripetitiva. La Merini? Sì, bravissima, ma folle.

La Gruber troppo rossa, la Montalcini? Troppo vecchia, la Hack? Troppo comunista, La Mazzantini? Sì, ma tropo di pancia, la Boldrini, troppo sentimentale. Gabrielle Chanel? Troppo avanti. La Fallaci? Razzista, Jane Austin? Troppo ironica, Virginia Woolf, femminista, la Murgia, poco attraente.

La lista potrebbe essere interminabile, ognuno ha i suoi validi motivi per odiare.

Scrivo questo post dopo aver letto su Vanity Fair l’articolo di Rossella  Boriosi che odio e amo, per gli stessi motivi per i quali lei ed io odiamo  Enrica Tesio, perché ci estinguerà tutte noi mamme blogger e writers. Perché alcune di noi sono brave, belle, magre e secche, così naturalmente che, alle altre non resta che odiarle. Perché, come scrive Selvaggia Lucarelli della sua amica Petra, se una ha stile, ha stile sempre, anche con il calzino bianco e le crocs. E credo che sia umano odiarle almeno un po’.

Perché più che di odio trattasi di vulnerabilità, quella tipica di chi riconosce l’altrui talento ma anche il senso dei propri limiti che, destabilizza e ci rende piccole. E allora è meglio pensare di trovare almeno un difetto, almeno una mancanza in quelle donne tanto perfette nella loro complessa completezza così da pensarle almeno un po’ più simili a noi. Non è possibile che una sia maledettamente brava, bella, intelligente, figa, con un marito altrettanto figo, con dei figli; stavo per dire con dei figli sani e liberi, ma tanto  una così figa crede che l’infertilità sia prerogativa solo del Serengeti nella stagione arida. Ad una così figa i figli  vengono anche solo scambiandosi uno sguardo con il compagno.

Una così, uno straccio di difetto, magari l’alito cattivo, o la forfora, o un principio di cellulite o un congiuntivo sbagliato, lo deve pure avere. No?

Sì, però alcune donne sono così stramaleddettamente brave a ironizzare e restituirsi così vere e autentiche al mondo che, di loro amiamo anche i difetti che non vediamo più.

Sì, però…io spero tanto che ad alcune di loro si veda almeno la ricrescita.

 

lunedì 4 novembre 2013

Ape Escape vs Peppa Pig

I primi sono vecchi, sono brutti, c'hanno la panza e calzano ciabatte, a detta della Ventura; la seconda e' storta, brutta, saccente ed è' una maiala...eppure senza di loro le nostre sere non sarebbero state le stesse.