mercoledì 9 dicembre 2015

Salviamo Santa Claus


Personalmente, la polemica presepe no, presepe sì, recita no, recita sì, crocefisso no, crocefisso sì, nelle scuole, mi fa lo stesso effetto di quando, da ragazzina, vedendomi negato un desiderio, facevo del tutto per realizzarlo. Abbraccio con entusiasmo l’idea di uno stato e di una scuola laica, ma odio che mi si impongano scelte contrarie ad una bonaria tradizione per non suscitare la sensibilità altrui, quando, quotidianamente, l’emotività, la delicatezza e l’impressionabilità è messa a dura prova da atteggiamenti e fatti ben più gravi di una recita di bambini che cantano la fratellanza con cappellini rossi e pon pon bianchi. Io sto con Santa Claus e lo difenderò a spada tratta, anche a costo di perdere consenso. Quest’uomo che esiste nell’immaginario collettivo di adulti e piccoli, esplosione del rito dell’attesa, dell’atto magico del credere, indipendentemente dal credo religioso, incarna la possibilità che qualcosa di bello possa sempre accadere. E’ l’icona della possibilità, della speranza. E’ desiderio, aspettativa, sogno. E’ il cuore che batte, misto a paura. Mi avrà portato i regali? Come mi avrà giudicato? E’ adrenalina, è memoria che si fa rappresentazione e ricordo e mattone per la propria crescita. E mi rivedo piccola, nascosta in camera insieme ai miei cugini, con i muscoli contratti a spasimare per un sogno.
Risento nelle orecchie il rumore di gesti buoni, simulati per amore. E quel brivido lungo la schiena che sa di eccitazione e desiderio, cocente ieri come oggi, lo abbiamo provato, uguale, in altre mille situazioni.  Sappiamo bene quale importante ruolo svolga la memoria nello sviluppo di un individuo. Purtroppo, però, spesso lo dimentichiamo. Abbiamo complessi meccanismi di conservazione e distruzione dei ricordi, impalcatura invisibile delle nostre personalità, che ci rende quello che siamo. E, se ci riflettiamo bene, i ricordi più belli sono legati alla possibilità del cambiamento.  Inside out, il delizioso film sulle emozioni della Pixar, insegna l’importanza dei ricordi base e Babbo Natale, è, un ricordo base. Come lo è la scoperta della sua inesistenza, prima ruga della fragilità di un genitore, prima crepa della sua grandezza, agli occhi di un bimbo.

 Tutto il resto è archivio che va spolverato, ogni tanto ripulito, qualcosa va gettato, il più delle volte per sopravvivenza, ma mai e poi mai, qualcuno dotato di buon senso, penserebbe di cancellare un ricordo base. Perché i ricordi base sono i pioli delle cose belle che abbiamo vissuto. L’odore di nostra madre, o di nostro figlio. La sensazione della prima cosa bella, vista, provata. Il primo bacio, la prima perdita, il suono delle voci familiari, l’incanto di un momento che si fa felicità. Sono quelle cose che restano lì e ci rendono quello che siamo. Il baule dal quale attingere ogni volta che, un dolore o la nostalgia ci trapassa, senza sapere bene verso quale direzione.

 Ricordi base, impalcatura, scheletro del nostro essere.

 I ricordi base sono universali, indipendentemente dal credo, perché uguali sono le emozioni, identico e doloroso il percorso per diventare grandi, più fluido e sereno, per chi, però, possiede una speranza. E Babbo Natale è questo” è un atto di fede nel domani”, credere con ottimismo che qualcosa può e deve essere migliore.

Speranza di tutti. Pure di chi non crede.

Save the Christmas. Save Santa Claus

 

 

 

4 commenti:

  1. Io credo che la nostra scuola per certi aspetti già sia laica e non penso all'insegnamento della religione come ad un indirizzare un bambino, quello succede in famiglia a seconda di ciò che si crede. Sarebbe anzi molto bello avere tra le materie scolastiche storia delle religioni, di tutte le religioni, come nascono e cosa rappresentano nel passato e nel presente, forse sarebbe un primo passo per l'integrazione che tanto cerchiamo.

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    1. Indubbiamente sarebbe bello. Ma mi riferivo alle polemiche sorte nelle scuole materne, quindi parliamo di bambini molto piccoli, dove, nell'ora di religione insegnano principi universali, fratellanza, amicizia, il valore dell'altro, che, sono, dovrebbero, essere comuni a tutte le religioni.

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  2. Al di la del laicismo della scuola e del mio personale disagio verso tutte le religioni, colpevoli a mio avviso di dividere quello che la spiritualità unisce, sono pronto a saltare sulle barricate per l'arzillo vecchietto. Primo perché è della mia stazza, secondo perché mette allegria e terzo perché nessuno meglio di lui incarna l'ineffabile e inesprimibile aspettativa di un " dopo" migliore. Chi ha navigato abbastanza i mari della vita sa che immaginare è meglio di sapere e spesso sperare è più dolce di avere per cui giù le mani da Babbo Natale!

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    1. Anfatti! L'arzillo vecchietto, la sua pancia grossa che sembra un abbraccio, il sorriso...guai a chi lo tocca. Guarda, sono pronta a difendere pure gli gnomi e pure i nanetti per par condicio!

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