Roberto
Saviano, invita le due ragazze liberate, a sottrarsi al veleno di quella parte
dell’Italia velenosa, odiosa,caratterizzata da grande senso di colpa e priva di
coraggio che cerca di mitigare la propria mediocrità latrando contro chiunque
agisca e che considera Greta e Vanessa due sprovvedute.
Allora, torno alle
parole della Lucarelli “Si può vivere civilmente tra le reciproche ipocrisie,
nei compromessi con se stessi, con la propria pavidità. Non siamo tutti eroi.
Non siamo tutti persone libere, ed è libertà anche guardare gli eroi dalla
finestra e scegliere e rassegnarsi alla propria vita o abbracciare un pensiero
più sfumato, più moderato, più seduto. Forse no, non possiamo essere tutti
Charlie, ma possiamo essere tutti con Charlie. E piangere se l’eroe che non
siamo noi, cade in piedi”.
Posto che, non siamo tutti Vanessa e Greta, ma siamo
tutti con la loro liberazione, il problema è capire, in questa brutta faccenda
chi siano davvero gli eroi, avendo ben in mente, però che, i venti milioni
(questa sembrerebbe la cifra) spesi per il loro riscatto andranno, dritti,
dritti ad aumentare il fondo da utilizzare per il prossimo attentato nel quale,
la morte produrrà altra morte, l’odio fomenterà altra rabbia, in un gioco al massacro,
dove non ci sarà spazio per il torto o la ragione, ma solo quello per seppellire
i morti perdenti. E sì, probabilmente la maggior parte delle persone resta a
casa propria e decide di guardare gli eroi dalla finestra. Abbraccia una vita
grama, rassegnata, un lavoro mediocre, forse pavido. O forse, la mediocrità,
sta proprio a monte, all’origine delle scelte fatte. C’è chi, per esempio,
decide di non lasciare i propri vecchi, di non affidarli ad altre persone per andare
a vivere una vita avventurosa; figli che da anni convivono con le malattie
vigliacche dei propri genitori e fanno dell’Alzheimer o della demenza che, ha
poco di senile e molto di infantile, un nemico quotidiano. Alcuni pavidi
genitori, invece, sono destinati a pulire i culi dei propri figli oltre l’età
accettabile perché, una Sla magari o
qualche altra malattia degenerativa non gli permette di vivere dignitosamente, e
uno stato, che si proclama laico, di morire decentemente. Non siamo tutti,
eroi. No. Non abbiamo tutti la stessa forza, la stessa audacia, lo stesso
coraggio. Non abbiamo tutti lo stesso spessore. Mi chiedo però, se l’ardire e
la temerarietà, non siano, in alcuni casi, il riflesso di debolezze irrisolte.
Si parte spesso, per fuggire, per sottrarsi a battaglie più misere, per una
morte o una eco monumentale, rispetto una vita dozzinale.
La
vita umana non ha prezzo, questo è in dubbio e sono felice del ritorno di
queste due ragazze che,eternamente, non saranno mai più le stesse. Ma l’eroismo ha tante forme,
mille facce, e non vale meno il valore di chi la propria croce la porta addosso
senza rumore.