martedì 12 giugno 2012

Sono una mamma staccata


Il mio mondo è popolato da due categorie di donne cui d’estate se ne aggiunge una terza. Le due categorie si dividono in” quelle che” e in “quelle che non”. La divisione va interpretata in termini di filosofia di vita più che in termini assoluti.
 Perciò non potevo non rispondere alla sfida lanciata dalla staccata Luana Troncanetti, donna senza tacchi, aderendo all'iniziativa “Staccate vs Taccate”, provocazione che trovo illuminante per capire le varie sfumature dell’universo femminile.
 
Fanno parte di “quelle che” le donne belle anche il mattino, quelle con la piega perfetta anche quando fuori piove che Dio la manda, quelle che non sudano neanche dopo due ore di triathlon olimpionico, quelle che con la french manicure eviscerano un pollo e lo fanno ridendo, quelle che riescono a camminare sui sampietrini con tacco dodici portando in una mano, la torta al cioccolato rigorosamente fatta da loro stesse e nell’altra una borsa piccola, ma così piccola che a confronto la valigia di Barbie sembra un trolley.

“Quelle che” hanno l’eye-liner pure in spiaggia, il mascara intatto dalla mattina alla sera, mettono la cuffia quando fanno la doccia e indossano biancheria di pizzo.

 Appartengono a “quelle che non” oltre alla sottoscritta, quelle che non riescono a essere perfette neanche il giorno del proprio matrimonio, quelle che non intendono abbinare i pezzi sotto dei pigiama con i rispettivi pezzi sopra, quelle che non hanno la più vaga idea di dove vadano a finire i calzini spaiati, quelle che fanno del lucidalabbra un must, così va bene su tutto, quelle che ingrassano anche solo se respirano, quelle che le potresti spremere come un’arancia se fanno dieci minuti di cyclette e spesso indossano slip di un colore diverso da quello del reggiseno, ma solo per sbaglio.

 Ovviamente, “quelle che non”usano infilare i loro piedi dentro ballerine dalla suola larga e dalla punta rotonda, (perché se solo indossano una zeppetta sono poi costrette a chiamare i pompieri per tirarle giù di là). Inoltre, ma non ho prove a riguardo, sono convinta che “quelle che” figliano come coniglie mentre “quelle che non” hanno (come in quelle assurde statistiche dove non si capisce chi ha cosa), mezzo figlio virgola tre, diviso con un’altra. Forse a metà con la coniglia.
 

Detto questo, chi pensa che le ballerine siano delle scarpe orribili che non donano a nessuna donna, (tranne quando chi le indossa  è alta un metro e settantotto, ha le cosce di Elle Machperson detta per le sue misure The Body e possiede due stecchini al posto delle caviglie) si sbaglia.

C’è di peggio. Il peggio è rappresentato da quelle che indossano le birkenstock.

 Ringraziando il cielo questa specie si avvista solo nei mesi estivi, poi con il passare della stagione calda scompare o meglio indossa stivali e le scarpe in oggetto se ne ritornano dritte, dritte dentro le loro scatole, almeno in questo paese.

 Per chi non sapesse cosa siano le birkentock, le birkenau, come ama definirle mio marito (gli ricordano per bruttezza il campo di concentramento di Auschwitz) sono quei sandali anatomici dalla suola in sughero che sembrano zattere naufraghe in mezzo al mar. Il bordo è leggermente rialzato, così per renderle un tantino più femminili. Hanno un divaricatore modello infradito che dicano favorisca la deambulazione del piede ma pare che nessuna delle dita in questione conosca la  direzione del piede stesso.
Nonostante i produttori tentino in tutte le salse di rendere queste scarpe più aggraziate, mettendo fiori, aggiungendo fantasie, stampe o altro, queste per dispetto rimangono inguardabili. Nascono brutte e muoiono tali.

Hanno però qualcosa di speciale. Nel momento esatto in cui le indossi è amore a prima vista. Le metti e quelle ti avvolgono come un abbraccio diventando un tutt’uno con il piede e potresti anche farci le mille miglia. Ci potresti andare anche a letto se solo il tuo compagno non te lo impedisse. Come dice una mia cara amica, cari signori Birkentosk non aspettatavi una parcella per la promozione che vi sto facendo, tanto la pubblicità ve la faccio anche gratis. Mandatemi invece un nuovo modellino, uno a me e uno a mia cognata (resterà tale ancora per poco visto che suo fratello mi lascerà non solo per colpa delle scarpe) entrambe vi sosteniamo.
 
Vorrei precisare che non mettere i tacchi non è proprio una scelta di vita. A volte è proprio la natura a sconsigliartelo per inadeguatezza.

E non è che non metto i tacchi da quando sono diventata mamma. Non li mettevo manco prima.

Mi piacciono davvero, ma sulle altre.

M’immagino scendere le scale che dal secondo piano del mio appartamento portano al piano terra con mio figlio in braccio, in mano il guinzaglio del mio cane di trenta chili che si lancia giù verso il basso trascinandomi con sé, nell’altra il sacchetto dei rifiuti organici, tra i denti il passeggino, sotto il braccio rimasto libero la borsa, quella grande, quella che contiene l’altra metà del mondo e mi vedo ancheggiare arroccata su un tacco vertiginoso, strafiga come Victoria Beckham, o meglio come due di lei. Poi non so cosa accade. Prendo una storta, ruzzolo giù, arrivo carponi alla fine della scalinata (salvo il pargolo però, lui esce indenne dal capitombolo) con una caviglia rotta lividi sparsi e l’autostima ai minimi termini.

Le sneakers tutta la vita, se ne rimane. Non sarò femminile come la Beckham ma a pensarci bene è l’ultimo dei miei problemi!

12 commenti:

  1. Credo di essere anch'io una di "quelle che non" e ne vado fiera... soprattutto per la borsa enorme, mi prendono sempre tutti in giro, ma poi quando serve qualcosa, secondo te chi la tira fuori dalla borsa?

    L'unica cosa che mi fa distinguere dagli altri della "specie" sono i tacchi. Non li indosso spesso per un motivo che magari ti spiegherò in separata sede e perché secondo me sono scomodissimi per guidare, però mi piacciono tantissimo. Niente tacchi a spillo, perché cadrei, ma quei tacchi un po' larghi alla base stile zeppe affusolate, mi piacciono tantissimo. E io non sono il tipo da trucchi o pettinature perfette, s'intende, però dieci centimetri in più fanno gola a tutti!

    Mi ha spaventato un po' una frase del tuo post, ma ora ti scrivo una mail...

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    1. Lo sapevo, lo sapevo che eri una di quelle non. Non potevo sbagliarmi. Anche a me piacciono i tacchi, sono io che non gli paiccio.Aspetto la tua mail.

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  2. "Vorrei precisare che non mettere i tacchi non è proprio una scelta di vita. A volte è proprio la natura a sconsigliartelo per inadeguatezza.
    E non è che non metto i tacchi da quando sono diventata mamma. Non li mettevo manco prima." è esattamente ciò che accade a me, solo che io lo sintetizzo con "un geneticamente inabile a mettere i tacchi",ma il senso rimane questo.
    Salvo le dovute eccezioni, io credo che Staccate in fondo in fondo si nasce, indipendentemente dai numero dei figli che si mettono al mondo.
    Grazie per questo splendido post, Raffaella. Lo linko subito, e con estremo piacere, nella paginetta del mio blog. Andrà ad aggiungersi alle testimonianze di tutte le altre, parecchio Staccate direi. Ma qualche Taccata in giro che voglia raccontarsi tu la conosci? Dille di farmi un fischio, se vuole:-)
    La Staccata

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  3. Ah, come è vero quello che dici. Staccate si nasce e io lo nacqui!
    Spargo la voce tra le taccate di mia conoscenza, chissa che non rispondano.
    P.s.
    Mi piace come scrivi,il modo con cui non ti prendi sul serio e come ridi con tuo figlio. Mi sembra di conoscerti perchè hai il mio stesso approccio alla vita. Non è che siamo sorelle, no?

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  4. Puo' darsi Raffalla... dovremmo però torchiare i nostri genitori per scoprire qualche peccatuccio di gioventù. Ok, preparo la corda per legare i miei, ti faccio sapere appena uno dei due confessa.

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  5. Ciao se ti consola nemmeno io metto i tacchi, mi dici come potre fare ai giardini con le mie gemelle, semplicemente ridicola e per quanto rigurda la borsa la mia è come quella di Mary Poppins

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  6. eccomi
    io sono una di "quelle che"
    - non vanno dal parrucchiere, tanto c'hanno i ricci afro indomiti a prova di balsamo ( si vede che io non valgo.. )
    - non portano i tacchi, ma solo anfibi d'inverno e scarpe con gli occhietti tipo "bimbo in colonia anni '70" anche se la mamma non 'è impegnata abbastanza da farla arrivare almeno a 1.70
    - non portano le mutande col pizzo ma solo quelle di cotone comode se no si grattano come scimmie con le piattole..
    - non si truccano ( se non il giorno del matrimonio.. ) perchè non c'è niente di più bello che sciacquarsi la faccia anche quando sono in ufficio..
    - non fanno happy hours perchè cercano di essere felici quando gli pare e non dalle 17 alle 18..
    - non fanno aperitivi perchè c'hanno già abbastanza fame senza bisogno d'incoraggiamento..
    - non si vestono bene perchè tanto dopo 5 minuti che sono uscite da casa sembrano uscite dalla centrifuga del CERN

    potrei continuare, ma penso che s'è capito!

    Adelia

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  7. Ciaooo, che bello vederti qui. Grazie di essere passata. Ho scoperto solo dopo averti scritto che hai due blog. Ora che ti ho ritrovata spero di non perderti di nuovo.
    Dici che la mia fame atavica è dovuta al fatto che mi piacciono tanto gli aperitivi? Commento divertente davvero.
    Ti aspetto di nuovo. Passa quando vuoi.

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    1. e io sono talmente tonta che c'ho ragionato un pò prima di capire che eri sempre tu quella che ha commentato il mio blog creativo :oD

      Adelia

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  8. Al di là di essere madre oppure no, di certo i tacchi stanno bene, soprattutto a chi, come me, non è certo una vetta, ma è altrettanto innegabile che siano tremendamente scomodi.
    Per cui io tacchi raramente, spessissimo flat.
    baci grazie del passaggio da me.

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  9. che carino questo post! Io sono una di "quelle che non" e sono pure una portatrice sana di Birkentosk!

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  10. Io mi sono presentata come "taccata dentro", perchè mi piaccio preferibilmente coi tacchi, ma ammetto di usare ballerine (con un pochinino di irrinunciabile tacco) piuttosto spesso da quando è nata la Purulla. Lo ammetto. Ma le Birkenstock MAI! Mia mamma se le è comprate e io gliele ho nascoste.

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