mercoledì 8 agosto 2012

Riaperto, per vacanze terminate. Punto e a capo.

Bello immergermi di nuovo tra le righe di queste pagine solo mie tra gli spazi, le pause e i punti a capo.
Trovo che i “punto e a capo” siano bellissimi.
 A chi non è mai capitato di mettere un punto e saltare a capo?
Questa espressione mi è particolarmente familiare.
Chiudere capitoli e cominciarne dei nuovi, voltare pagina e ripartire da zero, aiuta a pensare che c’è sempre una seconda possibilità nella vita, che, nonostante le sconfitte, le cadute o il buio di certi periodi, c’è sempre un modo per cancellare la pagina corrente e ricominciare.
Riavviarci e ritrovarci diversi, cambiati ma pronti a riprendere in mano le briglie della nuova direzione da nuovo senso.
Spesso metto punti e spero in capi diversi che raramente evolvono come vorrei.
La fase post vacanze per me è la fase dei punti e a capo, dei propositi, dei disegni e dei progetti per i mesi futuri. Staccare la spina serve a riposare, a ricaricare le proprie batterie e contemporaneamente a regalarsi il tempo per pensare alle proprie priorità liberandosi dai grovigli dei fili di lana dei nostri maglioni invernali. Quelli che ci bloccano le braccia dentro maniche strette, quelli dei colli anello che strozzano parole appese, quelli delle sciarpe troppo aderenti.
 
Le mie vacanze sono state faticose (poteva essere diverso con un nanetto di quindici mesi che corre come un pazzo sulla qualunque battigia percorribile e si tuffa dentro ogni forma liquida che incontra davanti a se, sia essa mare, piscina, pozza, vasca o pescheria) fisicamente complesse (prendi il passeggino, portalo in spiaggia, monta l’ombrellone, metti la crema al nanetto, togli il pannolino bagnato, metti quello asciutto, porta paletta e secchiello, gonfia la ciambella, sgonfia la ciambella, io la bucherei sta ciambella, attenta che nanetto si suicida lanciandosi dallo scoglio o ingerisce un granchio quando va bene, una pigna quando va male, il rastrello della bambina vicina di ombrellone, quando va malissimo, rimetti la crema che si scotta che è biondo e poi lo portiamo in ospedale, non rispondere male a madri, suocere e mariti che s’impicciano di come, quando e cosa dai da mangiare a nanetto, ma una padellata di cavoli vostri no? che nanetto è felice così e io pure se non mi scocciate i maroni… ) emotivamente nostalgiche.
Sì, perché vederlo scoprire il mondo, guardarlo mentre fiducioso compone i propri pezzi, assistere alla costruzione della sua personalità e contribuire a rendergli il compito leggero e divertente mi rende felice e al tempo stesso, profondamente triste.
Mi rendo conto che il periodo che stiamo vivendo è magico; lui sgambetta verso il futuro.
 Lui porta il domani.
Lui ride con più denti che capelli.
Lui è amore dirompente capace di esondare ogni tipo di argine.
Eppure so che questo periodo è portatore di nostalgia, si trasformerà presto in ricordo, il tempo ne sbiadirà il colore e l’odore del suo sudore buono svanirà, diradato dalla distanza.
 I nostri piccoli gesti, come le profondità del nostro essere complici si faranno tracce, memorie di vita, oggi indissolubile, domani separata.
Mi strazio se penso all’elasticità di un cordone ombelicale che si allunga o si accorcia secondo le distanze.

 Ti lascerò andare, quando vorrai partire, quando dovrai disegnare spazi da riempire di cose nuove, ma mi ritroverai ad aspettarti e non dormirò vicina al telefono.
Avrò paura che potrà succederti qualcosa di brutto e cercherò di evitarlo, ma già so, che non potrò caricarmi i tuoi dispiaceri, ne far sì che questi si rimpiccioliscano.
Starò in ansia, quando non ci sarai.
Starò in ansia, quando non torni.
Starò in ansia ai tuoi esami.
Starò in ansia per te, ma gioirò dei tuoi successi, orgogliosa e fiera.
Per anni ho pensato che il cordone ombelicale che mi ha unito a mia madre per nove mesi, non sia stato mai reciso, elastico e duttile, invisibile, eppure presente; si è adeguato alle pieghe delle nostre vite, si è allungato superando distanze fisiche ed emotive, saldo e forte come la roccia”.
O come dice Chiara, invisibile. Come aria.
Durante le mie vacanze, non ho letto i libri stratificati da quindici mesi sul mio comodino, non ho perso il mio sguardo nell’estensione del mare, non ho fermato il tempo o dilazionato i pensieri, messo creme per combattere la mia cellulite.
Ho solo vissuto l’esplosiva, impetuosa, travolgente energia dell’amore che mi lega a un cucciolo d’uomo in fase di costruzione.
Ho paura di perdere una cosa immensa o il suo ricordo.
Ma è necessario che io cambi, perché lui sia felice.
Punto e a capo.





21 commenti:

  1. Ciao sono passata anche io da te ! Bellissimo questo post, sono senza parole ! Sei sulla strada giusta ;)
    Dancer

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  2. .. proprio perchè li cerchiamo così disperatamente, i nostri figli ci sembrano ancora più "nostri".
    io credo che il motivo per cui non ho figli sia proprio questo, sono iperprotettiva con i miei pelosi ( es. se qualcuno viene a casa e fa una carezza ad uno dei mici e agli altri no mi viene il nervoso ) figuriamoci se solo "pensassi" che qualcuno o qualcosa sta facendo soffrire mio figlio..

    la consapevolezza di come siamo, e di come dovremmo essere, è un primo passo fondamentale per la serenità e la crescita nostra e dei nostri cuccioli.
    un abbraccio
    Adelia

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  3. Dovrò lavorare così tanto su di me che il solo pensiero mi stanca.
    Le tue parole sono abbracci.

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  4. Bellissimo post.....ma io tra poco devo partire e mi sono un pò scoraggiata. Ce la farò?

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  5. Bentornata, Raffaella!

    Dato che non posso parlare da madre, ti racconterò una storia che sicuramente conosci. Si tratta di quella di Teti e di suo figlio Achille. Lei ha cercato di renderlo immortale immergendolo perfino nel fuoco (o nel fiume Stige a seconda delle versioni). Achille è diventato un eroe e ha segnato il suo destino, ma ciò gli ha causato anche sofferenza. A un certo punto, Teti dice: "Avrei voluto generare figli intatti da lacrime" (o una cosa simile). Credo sia il desiderio impossibile di ogni madre, quello di impedire che i propri figli soffrano, ma del resto, come hai detto tu, è inevitabile. L'importante è restare sempre un valido sostegno, un porto sicuro dal quale i figli possono partire per esplorare il mondo.

    In bocca al lupo per questo tuo viaggio nel più difficile dei mestieri: quello di madre.

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  6. Secondo me non hai bisogno di cambiare: la sintonia con i figli è come quando si impara a ballare. Si capisce ballando quando avvicinarsi e quando allontanarsi!

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  7. ciao...arrivo qui e scopro un mondo nuovo. non avevo mai pensato troppo al problema della pma, mi sono discretamente informata quando hanno fatto la legge e se ne parlava spesso, ma poi è finita lì, ancora era presto e non avevo troppo motivo d'interessarmene tranne un tarlo che rodeva nella mia testa e che mi faceva chiedere "e se servisse a me? e se non riuscissi ad avere figli?".
    poi, quando invece è stato il momento, non è servito pensarci perchè non abbiamo avuto problemi a concepire.
    ma grazie a te scopro invece tutto un universo nuovo, fatto di problemi diversi tra cui spicca, primo tra tutti, la superficialità e l'incomprensione degli altri... e quegli "altri" potrei essere stata anche io...
    grazie di quest'occasione di consapevolezza. :-)

    p.s. riguardo al tema del post... io guardo mio figlio e mi sento stringere il cuore, al pensiero di quanto è già cresciuto, di quanto è già "altro" da me, da noi. lui andrà sempre più lontano. e noi saremo qui, ad aspettarlo se torna, a salutarlo se si gira a guardarci...

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  8. Quello che scrivi mi ha fatto commuovere, sai... io che sono sempre così spietatamente cinico-ironica.
    Emme senza mamma dall'età di tre anni, Emme nullipara (PER ORA!) e sterile, ma che continua a lottare per la propria felicità.
    PUNTOEACCAPO pure io :)))

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  9. Ricominciare è la mia specialità. Sostengo sempre che come per i bambini a scuola, per me l'anno inizia a settembre e non a gennaio...
    Goditi il tuo piccolo, ogni giorno è più emozionante di quello prima. Bentornata!

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  10. concordo bellissimo post ti leggo sempre e son la reggggina del punto e a capo, ma lo sai.
    baci tanti

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  11. Piango.
    Piango perché le tue parole scavano dentro e mi fanno credere che esistono donne che hanno rispetto del loro essere madri e rispetto della vita che hanno generato. Il rapporto che descrivi con tuo figlio è quello che racconto io a me stessa e ai miei figli che non sono stati e a quelli che verranno e che spero si fermeranno con me presto.

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  12. Non voglio farti piangere, devi ridere. Chi deve raggiungerti sentirà forte il suono della tua risata.
    Ti abbraccio

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  13. Raffaella, chissà se arriverà mai anche per me il giorno in cui perdermi in queste malinconie, come sarebbe bello poi raccontartele...Credo che tu sia veramente una persona speciale e sono grata che tu mi abbia cercata quel giorno sul mio blog.

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  14. Raffaella lo so che vuoi far ridere ma in realtà fai anche piangere. Cioè se mi metto a pensare a tutte ste cose mi viene il magone. Poi in realtà ci penso di continuo. Che belle parole da riflessione, da amore da ...vita.
    Fra un pò parto e adesso ho l'ansia da vacanza ;) , quando sarò lì a chiedermi chi me lo fa fare verrò a rileggere queste frasi.
    grazie

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  15. E' stato emozionante leggerti..Penso spesso al fatto che dobbiamo goderci ogni singolo attimo insieme alle persone che amiamo e con i figli questo è ancora più importante perchè i momenti della loro infanzia sono talmente preziosi!Non ci sarebbe stato un modo migliore di trascorrere la tua estate!Bacio

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  16. Che bello questo post, non sono mamma ma mi sono emozionata moltissimo nel leggerlo. È un piacere scoprire il tuo blog!

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  17. emozioni di tempi sfuggiti ma anche di poche estati fa.... gli anni affinano il sentire... i ricordi affiorano... mi hai regalato una magnifica condiviione. Non so se ti rendi conto della bellezza del tuo post e della vita che vi e in esso...
    Grazie per questo incontro o stato un magnifico regalo di mezza estate.
    Gingi la strega stregata da una meravigliosa mamma.

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    1. Grazie a te di essere passata il regalo è reciproco. Ci saranno altri doni.
      Ti abbraccio.
      Raffaella

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  18. Ciao Raffaella, in effetti mi trovo d'accordo con le tue toccanti parole.

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  19. Oddio, mi hai ricordato le prime vacanze al mare con Claudia 10mesenne, caricare sulla bici tenuta in precarissimo equilibrio con una gamba lei, l'ombrellone, i teli da mare ed infine io con uno zaino che nemmeno Messner.
    E sulla spiaggia monitorarla COSTANTEMENTE, che era in piena fase di conoscenza orale, e nella sua bocca finivano indifferentemente cicche, alghe, manciate di sabbia e croste di pizza contese ai gabbiani.
    Oddio che incubo!
    Per tutto il resto non preoccuparti, non proiettare l'attenzione che adesso è indispensabile negli anni a venire: la natura è grande, e fa sì che via via che loro crescono noi automaticamente facciamo un passo indietro.
    QUASI sempre, Quasi automaticamente, spesso con un pò di ritardo :))))

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