giovedì 5 dicembre 2013

Tre decenni



C’è stato un tempo in cui non riuscivo neanche a respirare. Boccheggiavo in cerca d’aria come un pesce spiaggiato. Potrei dire anche il giorno e l’ora in cui è cominciata a mancarmi l’aria. Il tempo attutisce le emozioni ma non rende meno brutali i ricordi. E’ stato quando, il mio secondo fidanzato mi ha lasciato.
Di fidanzati, quelli veri voglio dire, ne ho avuti tre. Di questi uno è mio marito. 

Quindi direi che, considerato che siamo insieme da dieci anni, i precedenti dieci li ho passati con il mio secondo, mentre i primi, non proprio dieci, esattamente sei con il primo.

 Il mio primo ragazzo rappresentava tutto ciò che una madre non vorrebbe per la propria erede. Una buona palestra per la gestione di corna e tradimenti, una condanna per la costruzione della propria autostima. 
E’ stata così compromessa la fiducia in me stessa che, dopo, mi sono cercata nella relazione all’esterno piuttosto che trovarmi dove ero sempre stata. In me.
Lui era un fighetto scanzonato, con grandi occhi verdi, sicuro e faceva ridere. Io avevo da poco perso mio padre, ero chiusa e avevo voglia di ridere. Poi ci hanno legato cose dolorose che per il semplice fatto di averle vissute insieme, ci fanno nodi dello stesso pettine. Cose più grandi di noi, cose dure. Oggi il verde dei suoi occhi è molto più spento di un tempo nonostante una famiglia bella e acqua sporca sotto ponti che si fanno prepotentemente intelaiatura tra passato e futuro.

Ho creduto fortemente che il mio secondo fidanzato fosse l’altra metà di me. Quella con cui formi un intero, quella che credi ti appartenga prima di esistere, quella per cui, pensi di essere destinata.
Interiorizzi cos’ tanto l’idea di amare una persona al punto di arrivare a credere che la sua pelle sia la tua, il suo odore, il tuo e torni a essere un solo corpo, riunendo e parti scisse di te stesso solo attraverso le sue mani.
E quando le perdi quelle mani, stai talmente male che credi che difficilmente potrai stare peggio e ti accorgi che puoi sempre sbagliare. Si può stare anche peggio di peggio.
Quando mi ha lasciata, dopo dieci anni, dopo una casa acquistata, dopo un futuro solo immaginato, senza tante parole, che poi non è che ci fosse tanto da dire tranne il fatto di non amarmi e più e di amare un’altra, ma se lo avesse detto così, forse mi avrebbe risparmiato un po’ di analisi e meno pippe mentali su cosa non avevo visto e cosa non avevo capito e cosa non ero in grado di essere. Ma vabbenecosi, sono diventata così sottile dento e fuori che lo spessore di un foglio di carta mi avrebbe potuta ricoprire come un pile.
Ridiventare foglio bianco e riscriversi nuovamente non è stato facile. Ovviamente ho fatto quello che sapevo fare, o meglio non sapevo di saperlo fare. Ho scritto Il mio primo libro, Resta, dove sei.
 Oggi non so, dove lui sia, in quale pezzo della strada che ha scelto si trovi. E non è vero che a volte ritornano. So solo che, come dice Enrica Tesio in http://tiasmo.wordpress.com/2013/12/04/i-giorni-si-e-i-giorni-no-oggi-no/, c’è stato un tempo in cui speravo di vederlo, truccata,  bella,  nella speranza che mi vedesse e si mangiasse le mani per avermi lasciato. 
E quando te lo rincontro? 
Tornata da una corsa, rossa paonazza in faccia, i capelli sporchi legati alla meno peggio, con una maglia lunga e larga della nazionale di rugby del Sudafrica, piegata a ritrovare il respiro perso lungo il tragitto della corsa  e sopra le quindici Marlboro che all’epoca fumavo e mi scappa solo  un ansimante ”ciao”.  
 E tutte le cose che per anni avrei voluto dirgli, tutte quelle rimaste a mezz’aria perché non me ne ha dato l’opportunità, rimangono solo un nodo in gola che deglutendo, svanisce. Resta solo la maglia del Sudafrica, lunga e larga che, spero lui mi abbia invidiato come un ragazzino alle elementari mentre,  gongolando mi allontano e sorrido perché io so che quella maglia è un souvenir riportato dal viaggio di nozze con il mio amore vero.
 E non mi importa più dirgli cose.

Ma cazzo, almeno potevi dirmi che era bella quella maglia.

Di fatto non so come siano passati questi decenni, non me ne sono neanche accorta. Mi sembra ieri che, sui banchi di scuola ci promettevamo il futuro, ieri che compravo cose verdi per una casa che non è mai stata abitata, ieri che mio marito mi aiutava a salire le scale della sala della pinacoteca dove ci siamo sposati, io fasciata nel mio abito cambogiano con un nastro arancione sul polso, lui con l’emozione nella gola e il nostro cane con il papillon rosso.
Com’è che mi ritrovo qui, ad accarezzare i ricci biondi di mio figlio e mi sembra ieri che…

19 commenti:

  1. Cara Raffa, i percorsi della vita sono insondabili.
    A noi ci son voluti cent'anni in due per trovarci e di acqua sotto i ponti ne è passata ad alluvioni.
    Sul passato io ho la mia famosa teoria del Danno, che quando sopravvivi una volta a qualcosa poi sopravvivi a tutto e soprattutto sai che sopravviveranno gli altri.
    Nel caso degli ex fedifraghi la sopravvivenza ovviamente non si augura così aggratis, che ne so, un controllo fiscale, il costruttore della casa che fallisce, quelle robine li.. :D

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    1. No, ma spiegami perché devo essere io a detenere la maggioranza della società degli anni? Ma proprio di questa devo essere il socio maggioritario, eh? :D

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    2. Perché sono fortune, caro Marzio!

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  2. Quanti ricordi riaffiorano, leggendo questo post.
    Per anni pensiamo a quell'incontro, con quell'ex. Proprio quello che ci ha lasciato l'amaro in bocca.
    Quando accade, niente va come avremmo voluto. Un classico!!
    Rimangono i dubbi, ma si prosegue con la nostra vita.
    Ed è bello, quando quello che abbiamo ottenuto dopo, vale molto di più, di quello che ci siamo lasciati alle spalle!!

    Che bella l'immagine di te, che accarezzi i biondi ricci di tuo figlio.
    Un abbraccio

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    1. Si, e' vero. Ma ti accorgi solo dopo . Prima ti sembra impossibile.
      Un abbraccio a te e al tuo cucciolo.

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  3. ci stai dannatamente male, per anni aspetti il momento n cui finalmente potrai dirgli la tua, brami nella speranza che invidi finalmente l'uomo che hai accanto. Poi casualmente lo incontri e non ti frega piu di ogni suo pensiero, di ogni suo desiderio. Ti accorgi che hai atteso invano perchè il nulla già lo provavi e corri libera e ansiosa di arrivare dove c'è la tua vita che ami e che non cambieresti, mai! Un classico cara Raffa

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    1. E' vero, e' un classico. Più o meno ci siam passate tutte...

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  4. Quoto Antonella. Nel momento in cui potresti vendicarti e sbandierare in faccia a chi t'ha fatto la tua felicità non ti interessa più. Ma va bene così :)
    Che bello questo post :)

    T'abbraccio cara

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  5. Benedetti gli ex, che ci hanno rese quello che siamo. Sarebbe bello essere capaci di imparare senza sofferenze, ma temo che non ci riesca nessuna. Mi piace pensare che senza quel paio di tizi non sarei la persona che sono adesso

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    1. Ciao, piacere di conoscerti e benvenuta. Non so se riesco a benederli, ma hai ragione da vendere sul fatto che ci hanno aiutato ad essere quello che siamo.

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  6. Mi firmo, e mi scuso ma mi si è incantato il pad. Bridigala (Chiara, di E' un bridimondo, su libero)

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  7. che meraviglia questo post. Io posso solo dire che sono grata, passami il temine, a quel tuo fidanzato. Perchè sei quella che sei anche per lui e per quello che ti ha fatto passare. E mi piaci un sacco. Dovevi essere splendida il giorno del tuo matrimonio, quasi quanto i riccioli di tuo figlio...

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  8. Questo post mi cade a fagiolo. Perchè vivo ancora tormentata nel confronto, perchè faccio troppi ragionamenti sul "e se poi" "e se mai..." ma il se non conta. Il "se" lo hai scordato nel momento in cui lo hai rivisto e hai capito che, comunque, tu non hai bisogno che lui ti dica niente, nemmeno su quella maglia del Sudafrica.
    Un bacione Raffaella, anche sui riccioli dorati :)

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    1. Niente confronti. Ti paralizzano. Vivi e basta. Il resto viene da se.
      Bacio grande.

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  9. Questi pensieri capitano anche a me che non ho avuto ex carogne :)
    Un bacio!

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  10. sì, ci si pensa, ma poi si ringrazia il cielo per quel rapporto passato che non ha funzionato. Un bacione

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