martedì 15 ottobre 2013

Non c'è spazio per il perdono


Esistono luoghi, non luoghi, e iperluoghi.

Nei primi lo spazio e il tempo si incontrano restituendo, fisicamente, valori territoriali, ambientali, umani.

I secondi, neutri per antonomasia, sono disinfettati da ogni connotazione identitaria e da ogni appartenenza ai contesti locali e perciò, standardizzati. Sono non luoghi i fast food, i centri commerciali, gli autogrill. Forse anche gli aeroporti. Negli ultimi anni si sono aggiunti alla lista gli iperluoghi: zone dove una pluralità di registri e di significazioni emergono attraverso un gioco di implicazioni e risonanze, di rimandi e di circolarità, attraverso un paziente lavoro di decodifica della realtà.
E poi, a mio avviso, ci dovrebbero essere spazi vuoti. Lande deserte. Prive.

Vuoti per materia, per volume. Vuoti per sentimenti, emozioni, valori.

Mentre impazza in ogni dove la polemica sui funerali del generale nazista diventando un caso che supera i confini nazionali e le dottrine religiose, con provocazioni, rifiuti, annunci e dietrofront, io penso che, da nessuna parte, sia il luogo giusto per contenere il male.

Qualcuno pensa che negare i funerali sia un sostituirsi a Dio e al suo giudizio, qualcuno che si può perdonare senza indulgenza, cosa diavolo voglia dire quel qualcuno me lo dovrebbe spiegare.

Credo che non ci possa essere spazio per il perdono in alcune situazioni. E saremmo degli ipocriti, dei falsi perbenisti benpensanti se credessimo nel perdono nei confronti di chi, a mio avviso, non può rivendicare alcun diritto.

La pietas è altra roba e non si può provare nei confronti del male, di chi lo incarna, di chi lo ha fatto di chi non se ne pente.

Ipocrita anche fingere di credere che il pentimento possa stingere il sangue o alleviare il dolore.

Se lo facessimo, anche la nostra indignazione perderebbe di credibilità.

Nessun luogo né per lui né per quelli come lui, tantomeno il vento che ha accolto le ceneri di chi lui ha ucciso.

12 commenti:

  1. Non sarebbe davvero una cattiva idea pensare a Lande Deserte e prive di vita in cui sotterrare il male. E' davvero un peccato che non esistano. Un'alternativa, però, sarebbe non fare troppo rumore. Rispettando così non lui che il rispetto non lo merita ma le sue vittime.

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    1. Hai ragione. Il rumore non serve. Il ricordo delle vittime deve essere sempre con noi.

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  2. Io la penso diversamente.
    Al di là di questa vicenda in generale non credo che il perdono sia una cosa facile, e proprio per questo, quando è vero e profondo, non può che rivolgersi alle storie in cui il male è il protagonista.
    È facile "perdonare" il bene.
    La pietas che nomini è proprio la compassione per le miserie altrui.
    E chi piú misero di uno come Priebke?
    La pietas ed il perdono non sono per tutti.
    Ma credo che siano fondamentali per salvarci come uomini.
    Mai spererei in un mondo di lande deserte dove lasciar marcire gli spiriti...
    La cosa bella della vita per me è pensare che ci sia la possibilità del perdono per le nostre azioni sbagliate.
    E questo nel mio cuore non toglie un grammo della pena ed "indignazione" al dramma di chi ha subito il male che da quest'uomo è scaturito, ma assegna il suo posto, vivo e pulsante, al dolore.

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    1. Cara Elle, siamo diverse e forse è giusto così. Io, a differenza di te, non riesco a perdonare, in questo caso, come in alcuni altri che potrei elencare, anche se questa non è la sede. Non credo che esistano perdoni facili, ma differenze sostanziali nelle azioni e in quello che uno può reputare "errore umano". Hai ragione, il perdono non è per tutti. Ed io, in questo caso, come in altri orrori voluti e goduti nei confronti dell'umanità non sono disposta a perdonare.
      Grazie per aver espresso la tua idea.

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    2. Ci ho pensato dopo averlo scritto, non mi sono espressa bene, quindi cerco di rimediare.
      Dicendo che il perdono non è per tutti non intendevo dire che io ne sono sempre e comunque capace. Affatto. Sarei una santa :)
      Invece sono "terribilmente" umana, però sento che la strada per un mondo migliore sia quella fertile del perdono, non quella (per me) arida delle lande desolate. Mi rattrista immensamente pensare che si faccia spazio a questo tipo di vuoto.
      Sono riflessioni che faccio via via, non ho convinzioni profondissime e inamovibili, e ti ringrazio per avermi dato la possibilità di pensarci oggi.
      Credo che proprio le diversità possano in qualche modo arricchirci(mi), io capisco benissimo il tuo sentire.

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  3. vero quello che dici.
    mi lascia un po' perplessa però l'idea che "da nessuna parte" sia il luogo giusto per contenere il male. Sarebbe come negare che il male esiste... no?


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    1. Si, forse vorrei negarlo, relegarlo ai margini dell'esistenza, privarlo del suo potere. Si, forse desidero solo negarlo.

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  4. Perdonare ha un senso solo se allevia il dolore di chi ha subito ma non credo che questo succeda.

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  5. Non lo condivido fino in fondo, ma lo trovo davvero un ottimo post. E' necessario fermarci a riflettere su queste cose, e per averlo fatto - e fatto fare anche a me - ti ringrazio.

    In generale io sono più affine alla posizione di Elle. Anzi la condivido proprio punto per punto.
    Vorrei aggiungere che un funerale non è necessariamente il luogo in cui onorare qualcuno, al contrario: se ben usato -e in questo l'Italia sta perdendo una grossa, immensa, occasione- può essere più utilmente il momento e il luogo in cui celebrare una fine e riflettervi sopra. Un celebrante intelligente e preparato avrebbe potuto trovare le parole giuste per congedarsi dall'uomo Priebke affidandone lo spirito a chi di dovere senza gloria.
    Fare scempio di un cadavere, lo sapevano bene già i Greci, va ben oltre il "non perdonare".

    Infine, perdonare senza indulgenza, io credo, può voler dire perdonare sospendendo l'accusa. Riconoscere il male ma non perseverare nell''intento di punirlo. L'indulgenza è quella che proviamo noi genitori, quando perdoniamo i nostri figli per aver commesso i loro errori che tuttavia, in fondo ai nostri cuori, comprendiamo benissimo e di cui possiamo immaginare sfondi e ragioni. E' evidente che tale sentimento non si possa accordare ad altri tipi di colpa e mali assoluti. E tuttavia augurare pena eterna senza possibilità di redenzione -per quanto comprensibilissimo- va oltre le mie capacità personali. Non sono religiosa, ma l'uomo sulla croce che chiede al padre di perdonare i suoi aguzzini mi parla comunque molto.
    E' (anche per questo) che sono molto in disaccordo con mammapiky qui sopra (non me ne voglia, altre volte lei lo sa ci troviamo perfettamente in sintonia): perdonare ha senso proprio perchè non allevia il dolore. Perché non è utile se non all'interrompere la catena di odio. Ed è per questo che è così difficile.

    Volevo essere sintetica e oltre a non esserci riuscita probabilmente mi sono pure espressa male... non so, spero si capisca...
    Grazie dell'occasione.

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    1. Grazie a te, cara. Ma io, in questo caso, proprio non riesco. Mi parla molto l'uomo sulla croce ( espressione bellissima) ma perdona loro perché non sanno quel che fanno stride con l'immagine di mio figlio tra le mie braccia e quella di tutti quei bambini strappati dalle madri, morti soli dentro alle camere a gas. Scusate, ma io non riesco a sentire altro che il loro dolore e la dipartita di un carnefice che in punto di morte proclama ancora odio, continuo a volerla in una landa desolata lontana da mio figlio.

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  6. Raffaella cara...commentare un fatto così è come commentare chi si dilunga in festeggiamenti per la morte dei poveri innocenti nei mari di Lampedusa. Ci sono cose per le quali non trovo parole, anche nominare la parola "perdono" per una persona così mi lascia attonita...credo di non essere in grado di giudicare.
    Ti abbraccio comunque, grazie per la riflessione.
    Berry

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